Università e concorsi pilotati, Fatto: “Rete criminale di professoroni e saggi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Ottobre 2013 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA
Università e concorsi pilotati, Fatto: "Rete criminale di professoroni e saggi"

Università di Torino

ROMA – Concorsi pilotati, commissioni universitarie costruite ad hoc per aggirare la riforma Gelmini e agevolare i candidati “sponsorizzati”. Storie di pressioni e minacce che fanno emergere una “rete criminale dei professoroni” nella caccia al posto da professore ordinario nelle università italiane, come scrive Antonio Massari sul Fatto quotidiano.

E tra i 35 indagati per associazione a delinquere, corruzione, falso e truffa aggravata, spuntano anche i nomi di 5 dei “saggi” del governo Letta. Proprio quei saggi che avrebbero dovuto riscrivere la costituzione, stando alle intercettazioni della Guardia di finanza, avrebbero tentato di “riscrivere” gli esiti dei concorsi facendo pressioni sulle commissioni.

L’inchiesta partita dalla procura di Bari e condotta dal pm Renato Nitti ha fatto emergere dalle intercettazioni della Guardia di finanza storie di concorsi pilotati in vari atenei italiani, da Trento a Bari passando ancora per Roma e Benevento:

“Ma lo scenario disegnato dall’inchiesta “do ut des”, condotta dal pm barese Renato Nitti in collaborazione con la Guardia di finanza, supera le peggiori fantasie: tradimenti, scambi, pressioni. La preoccupazione del sistema – secondo gli investigatori – non è garantire un futuro alla ricerca scientifica ma reclutare “burattini” che, nei futuri concorsi, asseconderanno gli interessi dei baroni”.

Le intercettazioni poi evidenziano il coinvolgimento di Giorgio Lombardi, professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Torino morto nel 2010, che lascia un “testamento orale”, scrive Massari:

“L’inchiesta riguarda gli esami di prima e seconda fascia nei rami di Diritto costituzionale, pubblico comparato, canonico ed ecclesiastico: l’esito finale – è l’accusa – non ha avuto nulla a che vedere con il merito. Gli inquirenti parlano di una “rete criminale”, che coinvolge alcuni tra i docenti più autorevoli, e mira a far prevalere la logica del “favore” su quella del “merito” e della “giustizia””.

Tra i denunciati anche i saggi Augusto Barbera, Giuseppe De Vergottini, Beniamino Caravita di Toritto, Carmela Salazar e Lorenza Violini. Loro e altri 35 indagati avrebbero aggirato, secondo le accuse, la riforma Gelmini per l’ottenimento di commissioni imparziali:

“La riforma Gelmini, con il sorteggio dei commissari, doveva eliminare le “raccomandazioni” ma il “sistema” si attrezza immediatamente per neutralizzarla: orienta la formazione della rosa, affinché siano sorteggiati commissari “arrendevoli”. Quella rosa, secondo l’accusa, non s’è trasformata nella “libera elezione” di “giudici” che devono valutare il candidato “più meritevole”. E per chi non s’adeguava c’erano minacce e intimidazioni”.