Uteri in affitto: in Italia 100 donne l’anno cercano una gestante a pagamento

Pubblicato il 24 Gennaio 2011 - 19:50 OLTRE 6 MESI FA

Sono almeno cento le donne italiane che sono ricorse all’utero in affitto, a una gestante a pagamento all’estero perché malate e quindi non avrebbero potuto avere un bambino. Il tutto, come spiega un’inchiesta di Repubblica, tra alti costi, timori, sotterfugi e viaggi oltre frontiera perché da noi è vietato. Sono “mamme fuori legge” per amore. Come le oltre 5mila che dal nostro paese ogni anno varcano i confini, dalla Spagna ai paesi dell’est per l’inseminazione eterologa off limits in Italia, perché i loro ovuli sono vecchi o malati, perché il loro compagno è sterile. Questo raccontano i dati, le stime degli esperti, dell’Osservatorio sul turismo procreativo.

Sono 350 i bebè che ogni anno vengono alla luce in Italia da embrioni crioconservati. Di tutto questo si parlerà da martedì a Catania durante il convegno “Genitori a tutto campo” organizzato dall’associazione Hera che da anni si occupa di infertilità tra assistenza alle coppie.

Una settimana di incontri e dibattiti sulla legge 40, sui ricorsi alla Corte Costituzionale, su adozioni e affidi, tra interventi di medici del calibro del professor Flamigni, associazioni, analisi sulla legislazione europea in materia. Tutto questo, dice il professor Antonino Guglielmino, direttore di Hera – per capire dove siamo, cosa sta cambiando nella società, nella coppia e nella famiglia, nei modelli di genitori. Quali possibilità la scienza apre a chi sogna un figlio e quali difficoltà e nuove realtà la psicologia deve affrontare per garantire equilibrio e serenità”.

Così ad esempio la professoressa Volpini docente psicologia all’università La Sapienza in uno dei suoi interventi analizzerà se esistono problematiche nello sviluppo psicologico del bambino legate all’anonimato dei donatori degli embrioni e dei gameti. Perché, sempre che un genitore decida di dire tutta la verità al figlio su come è venuto al mondo, in Spagna i donatori sono anonimi, in Inghilterra o Svizzera invece hanno deciso che per il bene dei ragazzi se vogliono a 18 anni possono conoscere chi ha donato un gamete.

“In Italia si parla sempre dell’importanza della famiglia così come viene invocato il sostegno alla genitorialità. Purtroppo, alle parole non corrispondono i fatti: la strada per le coppie che vogliono avere figli e creare una famiglia è pieno di ostacoli, non solo sotto il profilo economico. Allo stesso tempo, c’è una mancanza di consapevolezza sui cambiamenti nella concezione della famiglia, con il risultato di una profonda solitudine e di un isolamento delle persone e con la chiusura verso le nuove realtà”, aggiunge Guglielmino.