Vaticano, Gabriele chiuso nel silenzio. “Accusato solo di furto aggravato”

Pubblicato il 26 Maggio 2012 - 17:27 OLTRE 6 MESI FA

CITTA’ DEL VATICANO – Nessuna ammissione finora da parte di Paolo Gabriele, l’aiutante di camera del Papa arrestato. Secondo quanto apprende l’Ansa da fonti bene informate, Gabriele è sempre rimasto in silenzio durante gli interrogatori cui e’ stato sottoposto nell’ambito dell’istruttoria sommaria svolta finora.

Provato, chiuso in un profondo silenzio e assorto in preghiera. Così viene descritto da alcune fonti all’Ansa il ‘maggiordomo’ del Papa, ora detenuto in una camera di sicurezza del Vaticano con l’accusa di aver diffuso documenti riservati.

Il calvario personale di Gabriele sarebbe cominciato già mercoledì quando nel pomeriggio, alla presenza sua, della moglie e dei figli, sono cominciate le perquisizioni della Gendarmeria nell’appartamento in Vaticano dove vive la famiglia Gabriele e i primi interrogatori degli investigatori nell’ambito dell’istruttoria sommaria. Profondamente provato, Gabriele in queste ore di detenzione in una camera di quattro metri per quattro, si affida – dicono le fonti – ad una intensa preghiera.

”Attualmente la magistratura ha contestato a Paolo Gabriele semplicemente il reato di furto aggravato. Siamo ad uno stadio molto iniziale del procedimento penale, perciò le quantificazioni di pene gravissime avanzate da alcune testate non hanno ragione di essere”.

Il portavoce vaticano, padre Lombardi, interrogato in proposito, ha risposto così sulle ipotesi di reato contestate finora all’aiutante di camera del Papa Benedetto XVI, arrestato perché in possesso di documenti segreti. Sulla stampa circolavano invece formulazioni d’accusa come la violazione della corrispondenza di un capo di Stato e quindi l’attentato alla sicurezza dello Stato, reato che prevede una pena fino a 30 anni di carcere, ma che finora la magistratura vaticana non ha contestato a Gabriele.