Venezia, acqua alta: previsto nuovo picco di 160 cm

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Novembre 2019 - 17:23 OLTRE 6 MESI FA
Venezia, Ansa

Acqua alta a Venezia (foto Ansa)

ROMA – Nuova allerta di marea eccezionale per domenica 16 novembre: il Centro maree del Comune di Venezia prevede per le ore 12.30 un picco di 160 centimetri. La previsione è aggravata dal fatto che i modelli di calcolo prefigurano per la laguna un’intera mezza giornata di marea oltre il metro. Il massimo di 160 è preceduto da un precedente di 130 centimetri alle ore 3.05 e da un “minimo” di 110 centimetri alle ore 6.50.

L’allarme degli esperti: “Maree correlate al clima”.

Un evento scaturito dai cambiamenti climatici e che per questo motivo potrebbe ripetersi sempre più frequentemente. E’ la tesi di alcuni esperti sulla marea record di Venezia, che lanciano l’allarme.

Ad affermarlo, in particolare, è la biologa marina Mariasole Bianco, vice presidente della Wcpa, la Commissione mondiale sulle aree protette della Iucn-Unione internazionale per la conservazione della natura.

Parlando al Festival del futuro a Verona, Bianco ha spiegato che “quello che è accaduto a Venezia non è solo correlato ai cambiamenti climatici, ma è fortemente correlato non è solo correlato ai cambiamenti climatici, ma è fortemente correlato”. E a proposito delle alte maree nella città lagunare ha aggiunto: “Il fatto è che questi eventi aumentano di frequenza e intensità. La Basilica di San Marco è stata allagata sei volte in 1.200 anni, di cui tre solo negli ultimi vent’anni”.

Per la biologa è importante considerare il fatto che il pianeta Terra è coperto per il 71% da oceani. Oceani che per tantissimo tempo sono stati i grandi esclusi dai dialoghi internazionali sui cambiamenti climatici. “E non c’è niente di più sbagliato, perché invece hanno giocato un ruolo fondamentale”. L’allarme climatico è dunque l’unico segnale che si può dare per sensibilizzare e cercare di arginare i rischi di ‘disastri’ come quello accaduto a Venezia. “Abbiamo poco tempo – sostiene l’esperta -, ma ci restano ancora dieci anni e una responsabilità enorme che condividiamo come persone che vivono su questo pianeta: cambiare rotta si può, ma bisogna fare in fretta. In mare tutto è connesso, è un sistema complesso, regolato da equilibri precari. Basti pensare che le barriere coralline rappresentano lo 0,1% degli oceani, però sopportano il 25% delle specie. Significa che senza barriere una specie su quattro sparirebbe. Si tratta di un grande indicatore su quelli che sono i cambiamenti climatici all’interno dell’ambiente marino”.

E’ per questo che – secondo la biologa – bisogna stare attenti alla febbre del pianeta, che in acqua ormai sale sempre di più. “Il mare – ha concluso – è stato un grande alleato, ha assorbito il 93% del calore dei gas serra, senza questo ‘aiuto’ la temperatura sul pianeta di 36 gradi superiore. Basti pensare che già con uno o due gradi c’è grandissima differenza: bisogna immaginare il pianeta come se fosse un organismo, cambia molto se invece di 36 gradi sul nostro corpo abbiamo una temperatura di 38 o addirittura 39 gradi. Aver assunto tutto questo calore si tramuta in cambiamenti drastici, la temperatura aumenta fino a duemila metri di profondità e dobbiamo tenere presente che gli oceani ci regalano già il 50% dell’ossigeno che respiriamo”.

Diventa ovvia l’urgenza di agire, per evitare conseguenze drastiche. “Andando avanti così – ha avvertito – nel 2050 avremo un crollo completo della filiera commerciale ittica, perché non ci saranno più pesci. Anche per l’inquinamento della plastica in mare – ha spiegato – il 2050 è un anno un po’ fatidico, se continueremo di questo passo, a parità di peso ci sarà più plastica in mare che pesci. La barriera corallina supporta il 25% delle specie marine e con l’acqua sempre più calda le proiezioni a fine secolo prevedono che un corallo si scioglierà in sei mesi”. “Ci vuole qualcosa – ha concluso – che sia una rivoluzione culturale, una delle cose affrontare con urgenza è la riconnessione dell’uomo alla natura. E l’esempio che arriva dalla nuove generazioni è importante: talvolta sono piccoli gesti su un percorso di cambiamento che è fondamentale”.

Fonte: Ansa.