Venezia, Mose. “finanziamenti sospetti al consigliere Pd”. Si autosospende

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Luglio 2013 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA
Mose, finanziamenti sospetti al consigliere Pd

Mose, finanziamenti sospetti al consigliere Pd

VENEZIA – C’e’ anche il nome del consigliere regionale del Pd veneto Giampiero Marchese nell’informativa inviata nelle settimane scorse dalla Guardia di Finanza alla procura di Venezia incentrata sull’ex vertice del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per le opere di realizzazione del Sistema Mose contro le acque alte.

Marchese, secondo il rapporto delle fiamme gialle avrebbe ricevuto, contributi illeciti per migliaia di euro per la campagna elettorale e in una intercettazione ambientale l’esponente del Pd sarebbe a colloquio con il presidente di una delle società dove lavorava uno degli arrestati. Nell’intercettazione si parla del sistema messo in campo dall’ex presidente del Consorzio, Giovanni Mazzacurati, finito ai domiciliari, che avrebbe avuto il potere di decidere quali aziende far lavorare e quali no.

In merito alle notizie relative al consigliere regionale, il Pd veneto ha però precisato che ”Piero Marchese non ha mai ricoperto il ruolo di tesoriere né del Pd Veneto né del Pd di Venezia. Marchese è stato invece Responsabile Organizzativo del Pd Veneto, incarico da cui si è dimesso dopo aver curato l’organizzazione delle Primarie”.

L’inchiesta riguarda la distrazione di alcune centinaia di milioni di euro che potrebbero essere finiti in ‘fondi neri’ per mantenere la ‘pax’ tra le aziende impegnate nei lavori per le opere di salvaguardia di Venezia, come il Mose, o per essere destinati a sovvenzioni illecite, anche in campo politico. E’ l’ipotesi che emerge dalla prima analisi dell’imponente massa di documenti sequestrati dalla Guardia di Finanza nel quadro dell’inchiesta su turbativa d’asta e fatturazioni false che ha portato a metà luglio all’arresto ai domiciliari di sette persone, tra i quali l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, a sette ordini di dimora, oltre ad un centinaio di indagati e altrettante perquisizioni.

Allo stato delle indagini, le fiamme gialle lagunari hanno chiuso il cerchio su fatturazioni alterate per circa 600 mila euro a opera di una cooperativa di Chioggia (Venezia); soldi che si ipotizza siano finiti in fondi occulti. Ad aprire però la strada investigativa sulla possibile esistenza di un vero e proprio “sistema imperante degli ultimi dieci anni”, ci sarebbe quanto emerso in un’altra inchiesta: quella relativa a Piergiorgio Baita, ex presidente della ‘Mantovani’, anch’essa società del Consorzio.

Sul fronte locale, intanto, si sono accesi i riflettori su presunti contributi sospetti per migliaia di euro ricevuti dal consigliere regionale del Pd Giampietro Marchese durante la campagna elettorale del 2010. I finanzieri, contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, tra le perquisizioni compiute avevano anche visitato la casa del consigliere e la sede della Fondazione dove aveva la sua ‘regia’ elettorale.