Veronica Valenti, lo zio: “Uccisa con 35 coltellate? Voleva soffrisse”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Giugno 2016 - 08:28 OLTRE 6 MESI FA

CATANIA – Veronica Valenti è stata uccisa a 30 anni dall’ex fidanzato senegalese Gora MBengue con 35 coltellate all’addome. La colpa di Veronica è stata quella di aver deciso di lasciare il fidanzato, che preso dalla rabbia il 26 ottobre 2014 a Catania ha estratto il coltello che aveva portato con sé al loro appuntamento e l’ha barbaramente uccisa. Ora Mbengue è stato condannato a 30 anni di carcere e lo zio di Veronica Valenti, Gaetano, che è anche legale della famiglia nel processo, ha detto: “Lui voleva che soffrisse”.

Lo zio della vittima, intervistato dal settimanale Giallo, racconta tutto il dolore della famiglia per la perdita di una giovane vita:

“Non riesco a parlare senza piangere. Il dolore per la morte assurda di Veronica non passerà mai, anche se dicono che il tempo cura tutte le ferite. Sono convinto che certe cicatrici non guariranno mai”.

E poi ha aggiunto che la morte della nipote Veronica Valenti non trova giustificazioni, un omicidio barbaro:

“Quella di mia nipote è una morte cui nessuno può trovare giustificazioni. Nessuno. È stata uccisa barbaramente con 35 coltellate che le sono state inferte nell’addome. L’uomo che l’ha uccisa, Gora Mbengue, voleva che soffrisse, e ha scelto per lei una morte atroce. Avrebbe potuto pugnalarla al cuore, e invece l’ha massacrata per punirla, per farle provare un dolore che nessuno di noi potrebbe mai immaginare.

Quel maledetto giorno Veronica e il suo carnefice si sono incontrati per un incontro chiarificatore. Mia nipote è arrivata davanti alla casa di quell’uomo e gli ha mandato un messaggio per fargli sapere che era arrivata. Lui è sceso in ciabatte armato di un coltello e, dopo aver capito che le cose tra di loro erano davvero finite, l’ha pugnalata nella sua auto. Un destino che Veronica proprio non meritava. Lei, così dolce, così solare, così piena di vita, ha pagato con la vita la sua scelta di non tornare con quello che era stato il suo fidanzato”.

Gora Mbengue, in seguito al processo, è stato condannato a 30 anni di carcere, ottenendo il massimo della pena prevista per l’omicidio commesso:

“Precisamente ci rimarrà trent’anni, perché gli è stato inflitto il massimo della pena – racconta lo zio di Veronica -. Ma questo non può essere certo una consolazione per tutta la nostra famiglia. Veronica aveva una vita splendida di fronte a sé, era circondata da amici e da persone che le volevano bene. Nessuno potrà mai restituircela.

Ogni volta che leggo o sento di casi di violenza, in particolare di femminicidi, mi si gela il sangue nelle vene. È davvero questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli? Veronica ha avuto una semplice “colpa”: non voleva stare più con quel ragazzo. Noi della famiglia pensavamo si fossero lasciati, non avremmo mai potuto immaginare un epilogo così terribile, nemmeno nei nostri incubi peggiori. Una donna dovrebbe essere lasciata libera di prendere le proprie scelte, di decidere di quali persone circondarsi e chi amare”.