Delitto di via Poma, il figlio di Vanacore: “Mio padre è stato indotto al suicidio”

Pubblicato il 27 Settembre 2010 - 17:31 OLTRE 6 MESI FA

Pietrino Vanacore

Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile di via Poma a lungo sospettato per l’omicidio di Simonetta Cesaroni “è stato indotto al suicidio da questi vent’anni di martirio che ha dovuto sopportare”. A sostenerlo è il figlio di Pietrino, Mario Vanacore, in un’intervista che andrà in onda questa sera a Matrix.

”Si indagava su altri – prosegue intervistato da Alessio Vinci – si accusavano altri ma Vanacore c’era sempre, non ce la faceva piu: sono qui per mio padre, quello che ha fatto lo ha fatto anche per difendere la famiglia, pensava di averci coinvolto involontariamente”.

Vanacore ha poi precisato cosa, secondo lui, ha spinto suo padre al gesto estremo. ”Il fatto che avessero chiamato anche me a testimoniare al processo, lo ha fatto star male, ha influito molto su quello che ha fatto”. Il figlio del portiere di via Poma, in merito al giallo della morte della Cesaroni, si dice sicuro che il padre ”non sapesse niente”.

Vanacore nel corso dell’intervista ha ribadito quanto dichiarato in aula del processo che vede Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta, accusato di omicidio volontario. “Volponi e’ entrato, ha fatto un giro nella prima stanza senza accendere le luci, e ha detto “non c’e’ nessuno, non c’e nessuno”. la mia matrigna ha detto: “guarda che l’ufficio e’ molto grande, guardi anche nelle altre stanze, e cosi’ e’ andato giu’ per il corridoio, a destra e dopo e’ tornato e ha detto: bastardo. non so a chi si riferisse ma sono sicurissimo, ha detto bastardo”.

Quanto a Busco, Vanacore si augura ”che non sia una povera vittima come e’ stato mio padre. Devo dire che non mi piace che scarichi su mio padre la colpa e dica ce si e’ portato sulla tomba qualcosa”.