Delitto di via Poma. “Vanacore non ha ingerito veleno o farmaci”, i risultati della perizia

Pubblicato il 5 Ottobre 2010 - 17:49 OLTRE 6 MESI FA

Pietrino Vanacore

Prima di morire annegato, come emerso nel giugno scorso dal primo responso delle analisi tossicologiche, Pietrino Vanacore non ha ingerito veleno o assunto farmaci. È quanto emerge dalla perizia che il medico legale Massimo Sarcinella ha consegnato al pubblico ministero tarantino Maurizio Carbone, titolare dell’inchiesta per istigazione al suicidio.

Il cadavere dell’ex portiere di via Poma, a Roma, dove fu uccisa nel 1990 Simonetta Cesaroni, fu trovato il 9 marzo scorso a cinque metri dalla riva nello specchio di mare antistante la localita’ ‘Torre Ovo’, vicino a Torricella (Taranto). Il corpo fu ritrovato con una caviglia agganciata a una fune che aveva l’altra estremità legata a un albero.

Resta tuttora inspiegabile perché Vanacore sia annegato in acque profonde non più di mezzo metro. Nella Citroen Ax dell’ex portiere, oltre a tracce di un anticrittogamico, fu trovata una bottiglia di antigelo, ma l’autopsia ha stabilito che l’uomo non ha ingerito alcun tipo di veleno.

”Ora assegnerò una perizia grafologica sui biglietti trovati il giorno del ritrovamento del cadavere”. Nell’auto Vanacore l’uomo lasciò due messaggi di addio: ”Venti anni di persecuzioni: sono stanco delle angherie”; ”Venti anni di martirio senza colpa e di sofferenza portano al suicidio”.

IL COMMENTO DELL’AVVOCATO DI VANACORE ”A questo punto è certo: il suicidio è  stato scatenato da un certo tipo di veleno che una persona come Pietrino Vanacore aveva dentro di se’ e che non aveva necessitàdi ingerire”, ha commentato l’avvocato Antonio De Vita.

De Vita è  stato l’avvocato di Vanacore nelle fasi delle indagini su quel delitto; vicenda per la quale il portiere fu prosciolto. ”Effettivamente – ha aggiunto l’avvocato De Vita – quello di oggi è un dato tecnico che in un certo senso conforta la tesi dell’evento volontario naturale inteso come atto di depressione indotto da uno stato ossessivo che Pietrino Vanacore ha detto piu’ volte di vivere. Non solo; collima anche con le testimonianza dei suoi amici e delle persone che lo conoscevano, ovvero che lui in tutti questi anni si è sempre comportato in maniera assolutamente naturale tutte le volte che lo hanno incontrato o che hanno colloquiato con lui”.

Sul fatto che il corpo di Vanacore fu trovato con una corda alla caviglia, il messaggio dell’avvocato De Vita è chiaro: ”Il problema non è quello della corda legata al piede. Chi compie un’attività del genere in maniera criminale certo ha interesse che il corpo si disperda; Vanacore invece coltivava dentro di sé quell’atto e le modalità sono quelle che appartengono a una persona che non voleva creare problemi a nessuno, neanche alla polizia e a chi voleva trovasse il suo corpo. Un atto di gentilezza verso gli altri; lui aveva questa gentilezza e tutti lo sapevano e lo sanno”.

IL LEGALE DI RANIERO BUSCO ”L’esito definitivo della perizia tossicologica su Pietrino Vanacore mantiene inalterati i dubbi manifestati gia’ da quel 9 marzo scorso quando fu trovato il cadavere. Dubbi ancora più alimentati ove il pm dovesse procedere a una perizia grafologica, come pare annunciato, sui biglietti trovati il giorno del ritrovamento del cadavere”.

Lo ha detto l’avvocato Paolo Loria, legale di Raniero Busco (il giovane sotto processo, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, per la morte di Simonetta Cesaroni, sua ex fidanzata): ”Comunque – ha aggiunto l’avvocato Loria – non ritengo che gli esiti di questa perizia possano avere alcuna influenza sul processo a Raniero Busco. Processo che si fonda su un altro tipo di indizi. Adesso il dubbio sulla morte di Vanacore si aggiunge agli altri centinaia di dubbi su cui si fonda il processo e che hanno alimentato l’inchiesta sulla morte di Simonetta Cesaroni”.