Viareggio, aggredì una maestra ma è libero. Lei: “Quello che è successo a me può accadere ad altri”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Febbraio 2019 - 14:24 OLTRE 6 MESI FA
Viareggio, aggredì una maestra ma è libero. Lei: "Quello che è successo a me può accadere ad altri"

Viareggio, aggredì una maestra ma è libero. Lei: “Quello che è successo a me può accadere ad altri” (foto Facebook)

VIAREGGIO (LUCCA) – “E’ una persona instabile, e quello che è successo a me potrebbe succedere a qualcun altro. E’ preoccupante che sia in giro”: a parlare è Angela Castro, la maestra di Viareggio (Lucca) che giovedì 7 febbraio è stata aggredita sotto casa da un giovane marocchino, che le ha strappato una ciocca di capelli, l’ha buttata a terra e l’ha presa a calci sul volto e sul corpo, finché non è arrivato in suo soccorso il compagno. 

Il suo aggressore è stato arrestato il flagranza di reato dalla polizia, ma il giudice lo ha rimesso in libertà. Non ha riconosciuto la rapina e per le lesioni non gravi non è previsto l’arresto.

“Mi dicono che dovrei riposare, ma non ci sono ancora riuscita”, ha spiegato Angela Castro a Melania Carnevali del Tirreno. “Vede, io non sono una persona che difende a spada tratta tutti, però diciamo che non voglio ingigantire quanto mi è accaduto. Ho passato un momento veramente duro, recentemente, che mi ha fatto stare molto, molto male. In confronto quello che mi è successo giovedì scorso non è nulla. E non sono nemmeno preoccupata di incontrarlo di nuovo, non credo di essere così sfortunata. Però è sicuramente vero che è preoccupante pensare che una persona così instabile sia in giro. Se una colpa c’è, però, è di una legislazione sbagliata”.

Angela Castro in passato ha anche insegnato italiano agli immigrati. E le sue idee non cambiano dopo l’aggressione: “Non mi piace che venga strumentalizzato a fini politici quanto mi è accaduto – si sfoga con il Tirreno –. È come se, prima mi avessero aggredita e poi derubata di un pensiero. C’è chi strumentalizza fatti accaduti ad altri per tirare acqua al proprio mulino. E questo non è bello. Non è bello che ci sia sempre bisogno di avere un capro espiatorio sempre pronto: prima erano i meridionali, poi gli albanesi e via dicendo”.