I carabinieri indagati sono in possesso di alcune copie del video “piccante” che ritrae l’ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo, e il trans Natali, girato nell’appartamento di quest’ultimo il 3 luglio scorso. Per questo motivo c’è «il pericolo che reiterino il reato».
A spiegarlo è il Tribunale del riesame di Roma, presieduto da Francesco Taurisano, che in 124 pagine ha ha confermato la custodia in carcere dei carabinieri Carlo Tagliente e Luciano Simeone, accusati del ricatto a Marrazzo, e disposto gli arresti domiciliari per Antonio Tamburrino, accusato di ricettazione.
Il maresciallo Nicola Testini è stato scarcerato.
Tagliente e Simeone «hanno tradito e leso la funzione pubblica rivestita e vulnerato la naturale aspettativa del corpo sociale nei confronti di chi, come loro, esercita funzioni di tutela della comunità e presidio della legalità. I due senza alcuno scrupolo hanno agito con risoluta determinazione mercificando i valori della lealtà e della salvaguardia della legalità per conseguire un turpe profitto patrimoniale», spiega il Riesame.
«I carabinieri hanno realizzato il piano criminale spinti da una incontrollata e irrefrenabile progressione criminosa. Personalità come quelle di Tagliente e Simeone – si legge ancora nelle motivazioni depositate oggi – assoggettando la loro funzione alla ‘comune causa’ di marca delinquenziale, hanno consumato la sequela dei delitti descritti correlandosi a personaggi criminali come Gianguerino Cafasso (il pusher morto il 12 settembre scorso) pur di eseguire per intero il piano congegnato e sono quindi personalità portatrici di elevata pericolosità. Tutta la frenetica e intensa attività compiuta allo scopo di vendere il filmato del 3 luglio 2009 storicizza ancora di più, se ne ricorresse la necessità, la loro capacità e pericolosità delinquenziale, coinvolgendo un numero sensibile di persone».
«Voglio precisare che il cd consegnatomi per portarlo a Milano in visione alla signora Carmen (la cotitolare dell’agenzia PhotoMasi, ndr) è una copia, così come esplicitamente dettomi da Luciano Simeone. Ciò significa che sicuramente uno dei miei tre colleghi, Luciano Simeone, Nicola Testini e Carlo Tagliente, è in possesso di una copia del filmato». Con queste parola, come spiega il Riesame, Antonio Tamburrino ha puntato il dito contro i suoi colleghi.
Nei confronti del maresciallo Nicola Testini il Tribunale del Riesame spiega: «L’accurato studio di tutti quanti gli atti trasmessi e depositati dall’ufficio del pubblico ministero attraverso l’esame della testualità di cui ognuno di essi è costituito, non raggiunge il sapere probatorio irrinunciabile per formulare, in termini di serietà e di credibilità, la ragionevole previsione della condanna di Testini per aver agito (così come formulato dall’accusa) ‘in concorso previo accordo’ con Simeone e Tagliente».
Il Riesame parla a tal proposito di «non resistibilità» del tema accusatorio nei confronti del maresciallo dei carabinieri «per cui non può che prodursi la neutralizzazione della predicata gravità indiziaria, allo stato, del teorema incolpativo come prospettato dall’accusa e quindi l’esito di annullamento del titolo custodiale». Secondo il Riesame, anche il trans Natali «non fornisce alcuna notazione di verità verificabile in merito ad un contatto telefonico tra Simenone e Nicola Testini».
Il Riesame cita dichiarazioni spontanee fatte il 21 ottobre scorso ai magistrati Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli.