Vincenza Avino uccisa a Terzigno. Arrestato ex compagno

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2015 - 08:46 OLTRE 6 MESI FA
Vincenza Avino (foto Facebook)

Vincenza Avino (foto Facebook)

ROMA – È stato fermato il presunto l’assassino di Vincenza Avino, la 36enne uccisa domenica 13 settembre a colpi di arma da fuoco sparati da un’auto in corsa a Terzigno, in provincia di Napoli. Si tratta di Nunzio Annunziata, suo ex compagno, individuato dai carabinieri dopo una serie di ricerche durate tutta la notte. La donna era titolare di un negozio di accessori per abbigliamento in piazza Troiana Caracciolo del Sole. Anche il padre della giovane uccisa, Stefano Avino, tappezziere a Terzigno, accusa l’ex compagno su Facebook: “È stato il suo ex, l’abbiamo più volte denunciato, alla fine l’ha uccisa”.

La 36enne lascia due figli piccoli avuti da una precedente relazione matrimoniale. Terribile la dinamica dell’assassinio: Vincenza è stata raggiunta da un singolo colpo di pistola alle spalle mentre passeggiava in via Fiume in pieno giorno. È spirata non appena giunta al pronto soccorso. Scrive Rossella Liguori del Mattino:

«Il prossimo sei tu». Una telefonata di pochi secondi arriva sul cellulare di Francesco, il fratello di Vincenza Avino, 35 anni, trucidata dall’ex compagno con una scarica di proiettili. «Pensate, non è bastato denunciarlo per fermare l’assassino», si sfoga il fratello minore della giovane uccisa. Una frase che condensa tutto l’odio, il rancore, l’astio che hanno armato la mano di Nunzio Annunziata. Una macabra telefonata, arrivata dal cellulare di Vincenza.

Quando ho sentito squillare il telefono – racconta Francesco, il più piccolo di casa Avino – ed ho visto il nome di mia sorella apparire sul display, ho pensato si fosse risvegliata e mi stesse chiamando dall’obitorio. Invece era lui. Un incubo». «Non è bastato denunciarlo», continua a ripetere anche il papà della vittima che alterna il pianto alle parole. La fuga di Nunzio insistentemente intervallata da telefonate di minacce. Continui squilli di cellulare ai familiari di Enza che sono ormai asserragliati nell’ospedale da dove sono arrivati. Nunzio ha iniziato a comporre i numeri della rubrica e non ha chiamato a casaccio. Prima Francesco, diventato il nuovo bersaglio mentre è sulla rampa del pronto soccorso di Sarno che è blindata dai carabinieri con i mitra spianati. Nessuna auto passa senza la verifica dei militari. Hanno tutti la foto per riconoscerlo subito qualora si avvicinasse all’ ospedale. Il timore è che Nunzio possa arrivare proprio per colpire Francesco.

È ancora armato, non è lucido. Cerca ancora sangue. «Ho risposto, non mi ha dato il tempo di parlare. Mi ha detto: Il prossimo sei tu!». Francesco è freddo quando ne parla, ma si morde le labbra dietro una barba folta. Ha gli occhiali scuri che gli velano gli occhi. Legato ad Enza, cercava di proteggerla da quell’amore nato male e finito peggio. Rifiuta le condoglianze di chiunque gli si avvicini. Racconta una storia travagliata non solo per la sorella, ma per tutta la famiglia che non l’ha mai lasciata sola dandole il coraggio di denunciare quei continui appostamenti, i pedinamenti, le minacce di Nunzio. «Se lo avessi ucciso quando voleva lanciare dal balcone mia sorella, ora sarei in carcere. Ma forse mia sorella sarebbe viva», si sfoga Francesco.