Vittorio Cecchi Gori, condanna definitiva a 5 anni e mezzo. Rischia il carcere

di redazione Blitz
Pubblicato il 27 Febbraio 2020 - 20:55 OLTRE 6 MESI FA
Vittorio Cecchi Gori, condanna definitiva a 5 anni e mezzo per il crac Safin

Vittorio Cecchi Gori (nella foto Ansa) condanna definitiva a 5 anni e mezzo. Rischia il carcere

ROMA – Condanna pesante in Cassazione per Vittorio Cecchi Gori, il produttore cinematografico di film premi Oscar come Il Postino e La vita è bella ed ex patron della Fiorentina. I supremi giudici hanno reso definitiva per l’imprenditore toscano che da decenni vive a Roma, la pena a cinque anni e sei mesi di reclusione per il fallimento della Safin Cinematografica, come sentenziato nell’ottobre del 2018 dalla Corte di appello di Roma per il crac da 24 milioni di euro.

Spetterà ora ai giudici dell’esecuzione valutare le istanze legali che saranno messe in campo per evitare il rischio carcere al produttore, che è scattato come accade per tutte le condanne superiori ai cinque anni di reclusione che passano in giudicato.

Tra le carte da giocare, quella della salute: Cecchi Gori lo scorso settembre è stato operato d’urgenza per una peritonite al Policlinico Gemelli, dove era stato ricoverato anche nel 2017 per un ictus. Dopo il sequestro della sua regale abitazione a Palazzo Borghese, il produttore, 78 anni ad aprile, è tornato a vivere, talvolta anche agli arresti domiciliari, nella più modesta residenza ai Parioli, dove viveva il padre Mario, l’uomo che fondò l’impero Cecchi Gori lasciando un segno nel cinema italiano.

Per il filone d’inchiesta Safin, Cecchi Gori è stato arrestato nel 2008 e ha già trascorso circa quattro mesi con misure cautelari, ma non bastano a superare lo scoglio dei cinque anni e due mesi che rimangono per saldare il conto con la giustizia.

In appello la condanna a sei anni di reclusione era stata ridotta di sei mesi per la prescrizione di un reato, ed erano usciti di scena gli altri imputati che avevano patteggiato. Si tratta di Luigi Barone (collaboratore di Cecchi Gori, tre anni e 4 mesi), Giorgio Ghini (presidente del collegio sindacale, 3 anni) e Alessandro Mattioli (componente del collegio sindacale, 3 anni).

Altri due imputati sono morti dopo il primo grado e dunque era rimasta solo la posizione di Cecchi Gori. Secondo l’accusa gli indagati avrebbero continuato a gestire la Safin dissipandone parte rilevante del patrimonio fino alla primavera del 2007 benché non facesse più parte del gruppo societario di Cecchi Gori dall’ottobre 2006, quando la capofila Finmavi, la cassaforte finanziaria, è stata dichiarata fallita.

Nel 2006, Cecchi Gori è stato condannato dalla Cassazione per il fallimento della Fiorentina, a tre anni (coperti da indulto) e quattro mesi. 

Fonte: Ansa