Gioco d’azzardo, il pm chiede il processo per Vittorio Emanuele di Savoia e “soci”

Pubblicato il 25 Giugno 2010 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Emanuele di Savoia

A partire dal 2004 avrebbero messo in piedi un’associazione per delinquere ”impegnata nel settore del ‘gioco d’azzardo fuori legge’, attiva nel ‘mercato illegale dei nulla osta’ per videopoker procurati e rilasciati dai Monopoli di Stato attraverso il sistematico ricorso allo strumento della corruzione e del falso”.

E’ questa l’accusa per la quale il pm di Roma, Andrea De Gasperis, ha chiesto il processo per Vittorio Emanuele di Savoia e per altre cinque persone: Rocco Migliardi Nunzio Laganà, suo stretto collaboratore, e poi Ugo Bonazza, Gian Nicolino Narducci e Achille De Luca, ritenuti gli organizzatori della ‘holding del malaffare’. Per questa vicenda Vittorio Emanuele di Savoia venne arrestato il 16 giugno del 2006.

Si tratta di un filone dell’indagine ”Savoiagate”, nata a Potenza nel 2006 e condotta dal pm Henry John Woodcock, poi trasferita a Roma lo scorso febbraio quando lo stesso tribunale lucano dichiarò la propria incompetenza territoriale accogliendo un’istanza della difesa del principe.

Il 14 luglio prossimo sarà il gup Marina Finiti a pronunciarsi sui rinvii a giudizio sollecitati dalla procura. Vittorio Emanuele, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti contestati, rimase in carcere per una settimana.

Secondo l’accusa, l’associazione era dedita ”anche al riciclaggio di denaro proveniente da attività illecita tramite l’instaurazione di relazione con Casinò autorizzati, a cominciare da quello di Campione d’Italia con cui Savoia e altri imputati avevano ‘instaurato un rapporto stabile’ che prevedeva l’impegno di coinvolgere, ”con l’evidente finalita’ di farli giocare, facoltosi personaggi siciliani”, suoi amici.

Uomo chiave in questa attivita’ era Rocco Migliardi, ”soggetto legato alla criminalita’ organizzata”, stando al capo di imputazione.

E sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dai pm di Roma ha espresso la propria soddisfazione anche il pm Henry John Woodcock, che chiese ed ottenne l’arresto del principe prima del trasferimento dell’inchiesta da Potenza nella Capitale: ”Ancora una volta parlano gli atti processuali. Rilevo con soddisfazione che la Procura di Roma ha valutato in maniera conforme alle valutazione che aveva fatto la Procura di Potenza”.