Vittorio Matarazzo ucciso fuori casa: oltre 30 coltellate, ultima alla giugulare

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Dicembre 2016 - 05:40| Aggiornato il 27 Gennaio 2017 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – Un omicidio brutale ed efferato quello di Vittorio Matarazzo, noto ingegnere campano, lo scorso lunedì 28 novembre a Napoli. Il suo killer gli ha inferto almeno 35 coltellate, di cui l’ultima fatale alla gola, che gli ha reciso la giugulare lasciandolo morire dissanguato in poco tempo. Questo il primo risultato messo agli atti dall’autopsia sul corpo dell’ingegnere, dove i medici legali hanno trovato tracce biologiche che ora saranno analizzate dalla polizia scientifica.

Il colpo di grazia è arrivato con l’ultima coltellata che ha leso la giugulare. Matarazzo ha opposto resistenza al suo killer e intanto è slittato a mercoledì 7 dicembre il prelievo del Dna di Luca Materazzo, indagato e fratello della vittima. Lunedì la vedova dell’ingegnere, assistita dall’avvocato Luigi Ferrandino, nominerà un consulente di parte in vista dell’esame che ne seguirà. L’autopsia sul cadavere di Materazzo è durata oltre tre ore, dalle 12 alle 15,30, e l’avvocato Ferrandino ha dichiarato:

“L’autopsia escluderebbe il movente della rapina. Chi ha ucciso lo ha fatto con una rabbia fuori dal comune, tipica non di chi vuole impossessarsi di un bene, ma di chi vuole raggiungere l’obiettivo della morte”.

Dall’esame autoptico sono emersi anche altri dettagli. Sul cadavere dell’uomo sono state rinvenute alcune tracce biologiche (non si tratterebbe di sangue, ma di saliva e peli) che sono state affidate alla Polizia Scientifica che provvederà ad esaminarle nei prossimi giorni. L’assassinio dell’ingegnere di viale Maria Cristina di Savoia risale alle 19,30 di lunedì scorso. Quel che si sa, è che ad affrontare Vittorio Matarazzo è stato un uomo armato di coltello che indossava un casco e un giaccone.

A fornire questi dettagli è stato un testimone oculare che avrebbe visto l’assassino all’opera. Avrebbe anche cercato di inseguirlo mentre Matarazzo, sanguinante, e riverso a terra, veniva soccorso. Inutili sono risultati i massaggi cardiaci praticati da due diverse persone. Una coltellata all’addome, tre alle spalle e quella alla gola, non gli hanno lasciato scampo.

Matarazzo quella sera è arrivato a bordo della sua auto, l’ha parcheggiata in garage e poi è andato a casa. A questo punto è entrato in azione l’omicida. Gli investigatori hanno acquisito e visionato le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza che però, finora, non hanno fornito elementi utili.

Secondo quanto emerso in un secondo momento, Vittorio Matarazzo nutriva forti dubbi sulla morte del padre, avvenuta nel 2013. La circostanza, al momento, non è da mettere in relazione con il suo omicidio ma l’ingegnere si era spinto fino a consegnare una documentazione alla Procura di Napoli, con la quale chiedeva accertamenti sulle cause del decesso del padre. In questa stessa documentazione aveva anche parlato di antichi dissapori col fratello Luca, una volta culminati in un’aggressione. Una storia vecchia di 13 anni sulla quale adesso gli investigatori vogliono riaccendere i riflettori.