Vittorio Sgarbi: “La lettera del 17enne gay a Repubblica è un falso”

Pubblicato il 27 Maggio 2013 - 19:47 OLTRE 6 MESI FA
Vittorio Sgarbi (Foto Lapresse)

Vittorio Sgarbi: “La lettera del 17enne gay a Repubblica è un falso”

ROMA – Vittorio Sgarbi non crede alla lettera di Davide, il 17enne gay che ha affidato le sue confessioni al quotidiano la Repubblica. Per Sgarbi quella lettera, confezionata ad arte sotto un titolo strappalacrime: “Io, gay a 17 anni chiedo solo di esistere“, sarebbe un falso.

Sgarbi smonta punto per punto la lettera in un editoriale apparso sul Giornale. Per prima cosa però se la prende con il presidente della Camera, Laura Boldrini, colpevole a suo dire di una risposta fin troppo retorica. “Mi farebbe piacere incontrarti nei prossimi gironi alla Camera”, ha scritto Boldrini e proprio da questo punto parte l’attacco di Sgarbi: “Ecco, con questa chiusura formidabile, la Boldrini ci consente una perfida e diabolica scommessa: questo incontro non avverrà mai. Perché la lettera che ha turbato e commosso Bondi e la Boldrini e indignato Ferrara, è, ad evidenza, un falso. Salvo che non trovino una controfigura omonima e coincidente per età e condizione, Davide Tancredi non esiste”.

Fin dai primi capoversi, la lettera di Davide, per Sgarbi “è un’abilissima invenzione giornalistica di Repubblica. E chi ha scritto la lettera ha messo in fila i luoghi comuni del conformismo progressista, dopo le mode dell’outing e l’urgenza a deliberare dei parlamenti, dalla Spagna alla Francia, con l’Italia arretrata perché troppo vicina alla Chiesa romana“.

Smontando parola per parola la missiva, Sgarbi dimostra la sua tesi: “Il falsario si tradisce con l’esordio troppo facile, un’apertura da vecchio attore consumato: ‘Caro Direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio’. Quel ‘forse’ – scrive Sgarbi –  è illuminante, perché il suicidio di Davide sarebbe il gesto simmetrico rispetto a quello ‘vano’ dell’omosessuale vecchio e di destra che si è ucciso a Notre Dame, Dominique Venner“.

L’artifizio giornalistico sarebbe stato confezionato, secondo Sgarbi, per portare al centro del dibattito politico il tema delle nozze gay.

Il furbo intellettuale contemporaneo, mascherato o travestito, gli fa dire: ‘Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay – non sono così sconsiderato – chiedo solo di essere ascoltato’. Fino al sublime: ‘Un paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di se’. Nessun giovane, se non finto, e per far abboccare la Boldrini, scriverebbe pensieri come questi