Vivere o morire per caso. Mamma Agnese, il generale Calligaris e hostess Vesna

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Gennaio 2014 - 17:11 OLTRE 6 MESI FA
Giangiacomo Calligaris

Giangiacomo Calligaris (foto Ansa)

ROMA – Vivere o morire per caso. Perché a volte è questione di un centimetro o di un secondo, o in modo puro e semplice di fortuna o sfortuna. Il centimetro che ti fa schiacciare da una jeep che piove improvvisamente dal cielo o la frazione di secondo di ritardo con cui si vede un cavo dell’alta tensione.

Agnese Scozzaro, per il caso beffardo e atroce, ci è morta. Come ogni mattina slegava la catena della sua bicicletta davanti al box di Sesto San Giovanni. Azione banale, fatta mentre chiacchierava con un’amica. Le è caduto addosso, come piovuto dal nulla un furgone, guidato da un egiziano senza patente. Caso, non pirata della strada. L’egiziano era stato mandato solo a spostare il furgone, una manovra di pochi centimetri. L’ha sbagliata, la ringhiera ha ceduto e il furgone ha schiacciato Agnese portandosela via. La donna con cui parlava, quella che si è vista il furgone volare a pochi centimetri addosso, è svenuta. Agnese, per caso, lascia un marito e tre gemelle.

Morte senza senso e inspiegabile. Come è inspiegabile, senza ricorrere al caso,  che sia viva Vesna Vulovic. Chi è costei? Una donna in buona salute che oggi ha quasi 70 anni. E che il 26 gennaio del 1972 si trovava su un aereo della Jugoslavian Airlines che viaggiava da Copenhagen a Belgrado.

Quell’aereo era stato scelto dai nazionalisti croati per un attentato. Era imbottito di esplosivo e si polverizzò in volo, a 10mila metri di altezza. E come è ovvio morirono tutti, anzi quasi tutti. Tutti tranne Vesna. Saltata in aria a 10mila metri d’altezza, precipitata da 10mila metri e sopravvissuta. Per un periodo non ha camminato, poi ha ripreso. Una vita normale. Per assoluto caso, dopo essere sopravvissuta contro ogni legge della fisica. Vesna Vulovic, racconta Pierangelo Sapegno sulla Stampa, ha anche rilasciato un’intervista un anno fa e ha aggiunto caso a caso: lei su quell’aereo neppure doveva esserci. Ci salì a bordo per un caso di omonimia. Al posto di una hostess che si chiamava esattamente come lei.

Il caso non è sempre così, benevolo. A volte, anzi, sembra quasi volersi vendicare. Basta guardare alla vicenda del Generale Giangiacomo Calligaris, morto il 23 gennaio in un incidente di elicottero vicino a Viterbo. Calligaris era il capo aviazione dell’esercito. Insomma di ore di volo ne aveva diverse. E nel suo curriculum si legge:  ha partecipato all’Operazione “Joint Guardian” in Kosovo, all’Antica Babilonia in Iraq dove è stato vice-comandante dell’Italian Joint Task Force Iraq. E ancora: è stato coordinatore delle operazioni “ISAF” in Afghanistan, in Ciad ed ad Haiti per il terremoto. Ha coordinato le operazioni di evacuazione di connazionali dalla Tunisia, dall’Egitto e dalla Libia nel corso della Primavera Araba. Sul territorio nazionale ha partecipato all’Operazione Vespri Siciliani, all’Operazione “Riace”, “Calabria” e “Salento”.

Calligaris è sopravvissuto, insomma, a Afghanistan, Kosovo e Iraq ed è morto a Viterbo, pare, perché l’elicottero dove viaggiava ha tranciato un cavo dell’alta tensione.Il caso.