Yara, Fikri non si fida: al più presto vuole tornare in Marocco

Pubblicato il 8 Dicembre 2010 - 20:15 OLTRE 6 MESI FA

Yara Gambirasio

Non si fida più Mohammed Fikri. Tornato da ieri uomo libero – pur restando indagato per la sparizione di Yara Gambirasio – il muratore marocchino 23enne è al riparo nel suo nascondiglio ‘segreto’ nel trevigiano, protetto dai cugini e dagli amici. Dopo tre giorni passati in cella come ‘mostro’ della prima ora, Fikri rifiuta i riflettori, non accetta di tornare in ”prima pagina” e vuole la tranquillità. Tornerà in Marocco quanto prima, confidano il cugino, Adderrazzaq, e il suo avvocato difensore, Roberta Barbieri.

”Ha seguito il mio consiglio – dice la legale – Ha scelto un posto sicuro, lontano dai giornalisti. Di certo c’è solo che vuole tornare presto in Marocco. Desidera rivedere i suoi genitori, ma poi vuole rientrare sicuramente in Italia”. Anche Roberto Benozzo, il suo titolare, spera che Mohammed torni a lavorare con lui. Prima che i carabinieri lo fermassero, Fikri pensava di restare in Marocco fino al 14 febbraio, grazie al periodo di aspettativa che l’imprenditore padovano gli aveva concesso. ”Penso che riprenderà il lavoro, con calma – dice Benozzo -, ma adesso non lo so ancora. L’italia è il suo punto di riferimento”.

Intanto il cugino Abderrazzaq difende con tenacia la privacy del congiunto. ”Non riesce a parlare, è ancora sotto shock”, dice ai cronisti che chiedono notizie di Mohammed. Abderrazzaq tace sul luogo diventato il nuovo rifugio di Fikri. ”Parlerà con i giornalisti tra qualche giorno – promette – Ma adesso gli serve uscire completamente dall’incubo in cui era finito per una traduzione errata”. Nessuno sa dove Fikri abbia passato la notte, dopo aver lasciato il carcere di Bergamo. Non è a Montebelluna, né a Vallà di Riese. Potrebbe forse aver dormito da uno zio a Spresiano (Treviso), oppure essere ospite di connazionali a Castelfranco (Treviso). ”E’ spaventato – prosegue Abderrazzaq – E’ una reazione normale dopo essere stato giudicato un assassino basandosi su un’intercettazione tradotta male, e sulla quale si sono costruiti dei castelli. Ha ripetuto di continuo la sua innocenza e non gli credevano. Nessuno gli ha chiesto scusa dopo”.

”L’hanno preso dalla nave e portato in caserma. Lui – prosegue – non sapeva niente, non gli hanno spiegato nulla finché non gli hanno mostrato le foto di una ragazza e allora ha compreso che c’era un nesso tra quell’immagine e quello che gli stava accadendo. In quel momento ha saputo che era indagato”. Abderrazzaq riferisce che Mohammed è stato sottoposto ”ad un pressante interrogatorio: ‘dicci questo, dicci questo’, sempre la stessa domanda ripetuta all’infinito – racconta il cugino – e una sola risposta: ‘non so nulla”’.

Ma ciò che ha dato maggior fastidio a Mohammed è l’equazione ”marocchino uguale delinquente”. ”Perché – chiede Abderrazzq – i marocchini sono tutti cattivi? Non è vero”. Adesso Fikri chiederà i danni per l’ingiusta detenzione, ”è il minimo per ciò che ha vissuto” commenta sempre il cugino ”Era partito per tornare a casa – conclude Abderrazzaq -, non aveva avvertito nemmeno la famiglia per far loro una sorpresa. Dentro la valigia aveva tanti regalini per i suoi cari. Invece gli hanno rovinato tutto”.