Yara, la sorella di Emanuela Orlandi: “Serve un pool di specializzati per casi così”

Pubblicato il 1 Marzo 2011 - 20:46 OLTRE 6 MESI FA

Yara Gambirasio

ROMA – ”Perchè non sono riusciti a trovare Yara? Come è possibile che il corpo fosse in un posto così raggiungibile e sia stato trovato per caso? E’ assurdo, come è possibile che non se ne siano accorti?”. Se lo chiede Natalina Orlandi, sorella di Emanuela Orlandi, in un’intervista al Sir, agenzia promossa dalla Cei, proponendo la creazione di un pool di specializzati per affrontare i casi di persone scomparse.

Il primo pensiero di Natalina Orlandi è per i familiari di Yara: ”Quando li ho visti in televisione mi è sembrato di rivedere mio padre e mio madre. E’ stata un’emozione fortissima. Vorrei dire loro che gli siamo vicini, che capiamo benissimo quali sono i loro sentimenti. All’inizio è difficile darsi pace. Poi si spera che queste esperienze servano almeno a fare in modo che nessun’altro debba subirle”.

A suo avviso ”dobbiamo chiedere a gran voce che ci siano delle persone veramente competenti, che sappiano muoversi bene quando scompare una persona”. Natalina Orlandi, 53 anni, la cui sorella minore Emanuela, cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparve in circostanze misteriose il 22 giugno 1983 all’età di 15 anni, è vice presidente di ”Penelope Italia” e presidente di ”Penelope Lazio”, associazione delle famiglie e degli amici delle persone scomparse che ha presentato di recente una proposta di legge regionale per prevenire e contrastare il fenomeno della scomparsa dei minori e sostenere le loro famiglie.

”In ogni regione – spiega Orlandi – ci dovrebbe essere un pool di persone predisposte alla ricerca degli scomparsi. Bisogna allertarsi immediatamente soprattutto quando scompare un minore, che corre sempre dei rischi, perchè può essere più facilmente abbindolato”. Nella proposta di legge nazionale, ”Penelope Italia” chiede anche maggiori poteri per il Commissario straordinario del governo per le persone scomparse, che in questo momento fa solo da tramite tra istituzioni e familiari.

”Dovrebbe essere una figura di riferimento tra le forze dell’ordine predisposte alla ricerca”, suggerisce Orlandi. Sul territorio, invece, ”bisognerebbe trovare un raccordo tra tutti coloro che sono impegnati nelle ricerche. Se ogni Prefettura creasse, in ogni regione, un tavolo tecnico con un corpo specializzato per questo tipo di interventi, forse qualcosa di più si potrebbe fare. Mi rendo conto che sono situazioni non facili da gestire, ma forse servirebbe più coordinamento ed organizzazione”.

In ultimo, un auspicio: ”Speriamo almeno che questa tragedia serva ad una riflessione collettiva per organizzare meglio le ricerche, perchè si riesca veramente a battere a tappeto un territorio. Apprezziamo la buona volontà dei volontari, ma in questi casi non bisogna spostare le macerie, bisogna cercare qualsiasi dettaglio utile. Servirebbero dei gruppi preparati che possano guidare i volontari”. Il prossimo 23 marzo, l’associazione ”Penelope” parteciperà anche all’udienza dal Papa, nell’Aula Paolo VI.