Abusi sessuali, Padre Marco Dessì è stato espulso dalla Chiesa

Pubblicato il 5 Febbraio 2010 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA

Padre Marco Dessì è stato espulso dalla Chiesa. Il missionario di Villamassargia condannato per abusi sessuali su bambini del Nicaragua è stato estromesso con un decreto promulgato l’8 gennaio da Papa Benedetto XVI, che lo ha “dimesso dallo stato clericale” e ridotto allo stato laicale.

Per Dessì è divieto assoluto di celebrare messa e altri sacramenti, di portare l’abito talare e “insegnare alcuna disciplina teologica”, perfino “negli istituti anche non dipendenti dall’Autorità ecclesiastica”. Si tratta di un provvedimento inappellabile promulgato dalla più alta autorità di Santa Romana Chiesa a seguito di indagini compiute direttamente dagli ispettori dalla Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio). Un verdetto, quello del Vaticano, che arriva prima della fine dei vari gradi di giudizio dei tribunali italiani, segno che le gerarchie ecclesiastiche non hanno dubbi sulla colpevolezza di Dessì.

Il sacerdote sardo era stato condannato il 23 maggio del 2007 dal gup Roberto Spanò della Procura di Parma a dodici anni per violenza sessuale su tre ragazzi della comunità di Chinandega, in Nicaragua, di cui era responsabile. Dessì sta scontando la pena nel carcere di Saluzzo in un reparto riservato ai detenuti per reati a sfondo sessuale. Il processo d’appello si era chiuso con uno sconto di pena, dopo che il procuratore generale aveva chiesto la conferma del verdetto di primo grado.

A Bologna il sacerdote aveva tentato, attraverso i propri legali, di dimostrare che nulla aveva a che vedere con quelle pesantissime accuse. Avendo scelto il rito abbreviato aveva avuto diritto, come in primo grado, a uno sconto di un terzo della pena. Un’inchiesta complessa, quella condotta dal pm Lucia Russo, che delineò l’immagine di un sacerdote che raccoglieva fondi in tutto il mondo per assistere quei ragazzi di cui poi, secondo l’accusa, abusava. Nel computer di don Dessì furono trovati 1.440 file con immagini pedopornografiche. Materiale che il prete, stando alle imputazioni, continuò a scaricare fino a due giorni prima dell’arresto, avenuto il 4 dicembre 2006. Le indagini partirono dopo le denunce, raccolte da alcuni volontari italiani, da parte di sei ragazzi nicaraguensi che poi si appoggiarono ad alcune associazioni, come Rock no war di Modena e Solidando di Cagliari.