Afghanistan/ I soldati italiani raccontano gli ultimi mesi. Da “Santa Lince” alle ultime faticose battaglie

Pubblicato il 18 Agosto 2009 - 21:38 OLTRE 6 MESI FA

«L’esplosione di una Ied, di una trappola esplosiva, non te la scordi. L’ho impressa nel cervello. Senti il Lince impennarsi sfuggirti di mano, il soffio d’un gigante nelle orecchie, un boato sordo seguito da un silenzio senza fine. Poi è come risvegliarsi nella pioggia, uno scroscio di detriti, pneumatici, sassi e kerosene, un odore di zolfo nelle narici, il sapore del carburante nella gola e in fondo al cuore la grande paura».Racconta così il suo rapporto con Santa Lince il caporal maggiore Carlo Arlinghieri, di stanza in Afghanistan.

Il mezzo corazzato, quando gli integralisti sferrano i loro attacchi a sorpresa, diventa il miglior amico di ogni militare: «Dura un attimo, mi tocco gambe, mani petto, mi sento tutto intero, stringo la mano al mio autista, siamo ancora lì, ma dov’è il mitragliere? Sento le sue urla, grida “la schiena la schiena”. Mi volto, me l’immagino schiacciato nella botola invece è lì. Luca gli tiene le gambe lo pizzica, mi rassicura “Si muove è a posto…” in quel momento penso al miracolo, da quel giorno il nostro blindato lo chiamo santo Lince, è il mio grande protettore, quello che ogni giorno mi dà la forza di continuare ad uscire».

Nella regione di Tobruk, i soldati italiani hanno dovuto affrontare nelle ultime settimane almeno due grosse battaglie, per fortuna concluse senza gravissime conseguenze. Racconta il comandante Gianluca Simonelli: «Ci siamo presi sette bombardamenti a colpi di razzi, abbiamo avuto due equipaggi saltati su trappole esplosive e siamo usciti vivi, seppur con una decina di feriti».