Strage in Afghanistan, opera di un folle o di un commando?

Pubblicato il 12 Marzo 2012 - 08:35 OLTRE 6 MESI FA

(Foto LaPresse)

KABUL – Una carneficina, con almeno con almeno 16 morti, tra cui donne, bambini anche di due anni e vecchi, colpiti mentre dormivano, nel pieno della notte, alle 3 ora locale. E’ quello che è successo in due villaggi della provincia afghana di Kandahar.

E’ questa la scena che si è presentata ai testimoni dopo l’incursione notturna di un (o più d’un) soldato americano. Un nuovo macigno sui difficili rapporti fra Stati Uniti e Afghanistan, con il presidente Hamid Karzai che grida all'”omicidio deliberato”, chiedendo spiegazioni a Usa e Nato.

Una strage con due diverse versioni dei fatti: secondo il comando Usa è opera di un soldato americano in forza all’Isaf, un killer solitario, forse in preda a un esaurimento nervoso, uscito di nascosto dalla vicina base in piena notte e poi riconsegnatosi a essa, dove ora è sotto custodia, per gli Stati Uniti e per la forza di coalizione Nato. Oppure il lavoro di un gruppo di soldati americani “ubriachi” che “ridevano” e “sparavano all’impazzata” secondo i testimoni locali, fra i quali un uomo, un anziano del villaggio, Haji Samad.

Samad era fuori casa e, rientrando, ha trovato i cadaveri di undici membri della sua famiglia, fra cui figli e nipoti. I soldati “hanno versato liquido infiammabile sui corpi e tentato di dare loro fuoco”, racconta in lacrime. Quattro le case “visitate” dall’assassino, nei due villaggi di Alokozai e Garrambai, entrambi nel distretto de Panjwayi, culla spirituale ed ex roccaforte dei talebani, a 500 metri da una base Usa. Sul luogo del massacro si è precipitato un cronista della France Presse, che ha fornito una preziosa testimonianza di prima mano, che mostra analogie con la descrizione di Samad: “Sono entrato in tre case e ho contato 16 morti, inclusi bambini, donne e uomini anziani”, racconta.

“In una delle abitazioni c’erano i corpi di dieci persone, fra cui donne e bambini, che erano stati tutti uccisi e bruciati in una stanza. Un’altra donna invece giaceva morta all’entrata della casa. Sono stati uccisi e bruciati. Ho visto almeno due bambini di età fra i due e i tre anni, che erano stati bruciati”.

“In un’altra casa”, in un secondo villaggio, “c’erano quattro persone morte. Ho visto i loro cadaveri stesi in una stanza. Fra loro c’erano due uomini anziani e una donna”. Ci sono inoltre almeno cinque feriti, che vengono curati in una struttura Isaf.

L’efferatezza del massacro rischia di far precipitare i rapporti, già tesi, fra Kabul e Washington e di far deflagrare l’ostilità popolare nei confronti delle truppe straniere, già esacerbata dal rogo del Corano e da uno stillicidio di episodi di gratuito disprezzo e di civili morti, vittime di azioni militari fuori bersaglio. E ora gli americani temono una nuova ondata di violenze e hanno invitato i concittadini a stare all’erta per possibili rappresaglie.

I talebani minacciano vendetta. I talebani hanno giurato di vendicare il massacro dei 16 civili afghani, promettendo di intensificare i loro attacchi contro “i selvaggi americani malati mentali”. I talebani “vendicheranno ognuno dei martiri uccisi selvaggiamente dagli invasori”, si legge su un sito internet dei ribelli islamisti. “La maggior parte delle vittime sono bimbi innocenti, donne e anziani, massacrati dai barbari americani che hanno rubato le loro preziose vite senza ritegno, macchiandosi le mani del loro sangue”, recita ancora il comunicato online dei talebani. Quello di ieri sarebbe stato il gesto inspiegabile di un militare Usa, secondo l’Isaf; la follia di soldati ubriachi, invece secondo fonti locali. Omicidi intenzionali, li ha definiti il presidente afghano Karzai; un incidente scioccante, lo ha definito Obama.

Il commento Nato. “Abbottonato”  e laconico il commento della Forza Nato: “Uno dei nostri soldati ha ucciso e ferito un certo numero di civili in un villaggio adiacente alla sua base”, ha dichiarato il vicecomandante dell’Isaf, generale Adrian Bradshaw, che ha detto  di non essere “in grado di spiegare le ragioni del suo gesto”, aggiungendo che “Un’inchiesta è in corso”. Sull’identità, il corpo d’appartenenza o anche il grado (è solo trapelato che si tratterebbe di un sergente maggiore) non esce una parola.

Il commento di Karzai. Il governo afghano per bocca del ministro per gli affari tribali nelle sue dichiarazioni mostra di aver metabolizzato la “verità” ufficiale del killer solitario, mentre quello della difesa sembra invece aver fatto sua la versione dei fatti fondata sui testimoni locali. Ed è senza appello la condanna lanciata nel pomeriggio dal presidente Hamid Karzai, che pure non si pronuncia sul numero degli esecutori: “Il governo afghano ha condannato a più riprese le operazioni condotte sotto la denominazione di ‘guerra al terrorismo’ e che causano perdite civili. Ma quando gli afghani vengono uccisi deliberatamente dalle forze americane, si tratta di un assassinio e perciò di un’azione imperdonabile”, ha dichiarato il presidente afghano in un comunicato, nel quale si chiedono quindi “spiegazioni al governo americano”.

Il “dolore” di Obama. Di “dolore e choc” ha parlato Obama in una telefonata al presidente afghano Karzai, che ha condannato la vicenda senza appello. “Sarà fatta piena luce sui fatti e, nel più breve tempo possibile, saranno assicuratoi alla giustizia i responsabil”  ha promesso il presidente americano. Ma l’efferatezza del massacro rischia di far precipitare i rapporti già tesi fra Kabul e Washington e di far esplodere l’ostilità popolare nei confronti delle truppe straniere, dopo il rogo del Corano e uno stillicidio di episodi di gratuito disprezzo e di civili morti. Gli americani temono una nuova ondata di violenze e hanno invitato i concittadini a stare all’erta per possibili rappresaglie. La Nato ha assicurato che “un’inchiesta è in corso”. Ma l’identità del militare è ancora ignota.

Angela Merkel. Nel frattempo il cancelliere tedesco Angela Merkel ha raggiunto a sorpresa il suo contingente per passare in rassegna le truppe a Mazar-e Sharif. E analizzando la situazione, ha commentato: “Al momento non possiamo ritirarci da qui – riporta l’agenzia Dpa – Ecco perché non posso nemmeno dire se riusciremo a farlo da qui al 2013/14”.  A ottobre è in programma il ritiro dell’esercito da Faizabad, nel nord dell’Afghanistan, e per Merkel sarà un test per verificare se “il passaggio delle responsabilità funziona”. I soldati tedeschi in Afghanistan sono 130.000, il numero più importante in seno all’Isaf (Forza internazionale di sicurezza e assistenza) dopo quelle di Stati Uniti e Gran Bretagna.