Afghanistan, via 100 soldati italiani. Ma il ritiro del contingente può attendere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Maggio 2019 - 18:09| Aggiornato il 21 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

Afghanistan, via 100 soldati italiani. Ma il ritiro del contingente può attendere

ROMA – L’Afghanistan è lontano dal Mediterraneo – regione che il Governo considera prioritaria per gli interessi nazionali – ma il ritiro del contingente italiano, precipitosamente annunciato a gennaio, per ora può attendere. Entro settembre ci sarà solo un taglio di 100 unità (sono 800 attualmente). Anche se resta in costante aggiornamento il “prudent planning”, la pianificazione avviata in vista di una possibile smobilitazione dalla regione di Herat. Lo ha detto il ministro della Difesa Elisabetta Trenta nelle sue comunicazioni alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Senato e Camera che hanno all’esame il decreto sulle missioni internazionali.

Lo scenario afghano è quanto mai complicato, 16 anni dopo l’intervento anti-talebani guidato dagli Stati Uniti. La Russia ha chiesto il ritiro completo delle forze straniere dal Paese. Gli Usa dialogano con i talebani per arrivare ad un accordo. Due giorni fa ennesimo attentato ad un Accademia militare a Kabul con sei vittime. “Siamo consapevoli che in questi anni si poteva ottenere di più, ma siamo arrivati insieme ai partner della Nato e tutti insieme andremo via”. Senza fughe in avanti, dunque. Ma, ha sottolineato, tenendo conto che “se le condizioni sul terreno cambiano, noi abbiamo una responsabilità verso l’Afghanistan ma anche verso i nostri uomini impiegati lì. E se gli americani dimezzassero la loro presenza sarebbe molto pericoloso restare nelle basi dove siamo presenti”. La programmata riduzione del personale italiano non avverrà prima della conclusione del processo per l’elezione del nuovo presidente, nel prossimo settembre. “La ratio della nostra presenza – ha spiegato da parte sua il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi – è l’interesse del popolo afghano ed evitare che il Paese possa ridiventare un santuario delle organizzazioni terroristiche internazionali. La nostra azione è apprezzata dal governo afghano e dalle popolazione, il nostro impegno diretto è uno degli elementi del nostro contributo alla Nato”.

Complessivamente il decreto per la proroga delle missioni internazionali all’esame delle Camere prevede una spesa di un miliardo e 428 milioni di euro. La consistenza massima dei militari impegnati nei teatri operativi è di 7.343 unità, 624 in meno rispetto al periodo precedente. La novità del decreto è una nuova missione bilaterale in Tunisia, che prevede l’invio di 15 militari istruttori per assistere le forze locali alla costituzione di un Comando di livello brigata. La missione più costosa è quella in Iraq per il contrasto al terrorismo: 235 milioni di euro la spesa, 1.100 i militari presenti. Segue l’Afghanistan con 159 milioni di euro per la partecipazione a Resolute Support della Nato (il contingente è di 800 unità). Ci sono poi le missioni in Libia (49 milioni di euro per 400 militari) e Niger (48,5 milioni di euro per 290 militari). In Libia, ha riferito Moavero, “la situazione è di estrema difficoltà, probabilmente l’azione necessita di una pazienza notevole, ma sopratutto di una collaborazione internazionale più vasta. Occorre in particolare un impegno molto più attivo e visibile dell’Unione europea”. (fonte ANSA)