Alessandria d’Egitto/ Tensione e sassate tra cristiani e musulmani dopo l’attentato alla chiesa. 17 arresti: “Colpa di Al Qaeda”

Pubblicato il 2 Gennaio 2011 - 00:01 OLTRE 6 MESI FA

L’ inizio del 2011 è stato nel terrore e nel sangue per i cristiani di Alessandria d’Egitto, dove poco dopo la mezzanotte, 21 persone sono state uccise (non tutte le vittime sono state finora identificate) e un’ottantina ferite in un attentato davanti a una chiesa copto-ortodossa, la Chiesa dei Santi.

L’esplosione ha investito in pieno i fedeli che stavano uscendo dopo aver partecipato a una messa per celebrare l’arrivo del nuovo anno.

Secondo la Tv satellitare Al Jazira, 17 persone sono state arrestate per l’attentato. La dinamica dell’attacco ancora non è chiara. In un primo momento si è parlato di un’autobomba, poi il ministero degli interni ha affermato che la bomba era invece ”probabilmente” nascosta tra le vesti di un kamikaze.

Una signora musulmana che abita proprio di fronte alla chiesa teatro della carneficina, ha detto all’ANSA di aver ”visto parcheggiare un’auto in doppia fila. Ne sono scesi due giovani che si sono dileguati. Poco dopo l’auto è esplosa”.

La deflagrazione è stata potentissima. ”Sembra di essere a Baghdad”, ha commentato uno dei soccorritori, notando la devastazione, i detriti, il sangue, le parti di corpi umani sparsi nel raggio di decine di metri. E in effetti, proprio dall’Iraq erano arrivate a novembre via web esplicite minacce ai copti egiziani da parte del ramo iracheno di Al Qaeda, all’indomani di un’assalto a una chiesa siro-cattolica della capitale in cui morirono oltre 50 persone. Nella rivendicazione si minacciavano altri attacchi se non fossero state liberate due donne, mogli di due preti copti, ”imprigionate in un monastero” in Egitto per essersi convertite all’Islam.

Sabato, su un semi-sconosciuto sito di area integralista, sono comparse altre minacce contro i copti e le loro chiese, e anche in questo testo c’è un’allusione alle ”sorelle che si sono convertite all’Islam”, prese prigioniere.

A causa delle minacce di Al Qaeda, le autorità egiziane avevano adottato nelle settimane scorse rigide misure di sicurezza attorno alle chiese, vietandovi ad esempio il parcheggio delle auto. Misure che evidentemente non sono state sufficienti.

Anche per questo la collera della comunità copta di Alessandria si è scatenata nelle ore dopo l’attentato. In molti si sono ritrovati in strada a protestare con forza, dando vita anche a una violenta sassaiola contro gruppi di musulmani, che hanno risposto allo stesso modo. Nella giornata di capodanno, circa 3.000 cristiani sono tornati davanti alla loro chiesa e hanno ripreso a lanciare sassi contro le forze di sicurezza che la presidiavano.

Al termine dei funerali di alcune delle vittime, i parenti hanno aggredito due ministri, quello per le abitazioni Ahmed el Magrabi e quello per gli affari giuridici Moufed Shihabe.

In un discorso trasmesso in tv, il presidente Hosni Mubarak ha affermato che è stato ”un atto terroristico” in cui ci sono le tracce ”di mani straniere”. Questi attacchi, ha detto, ”rientrano in una serie di atti che puntano a seminare la discordia fra cristiani e musulmani”. Una prospettiva particolarmente pericolosa nel momento in cui il Paese si avvicina alle elezioni presidenziali di novembre, in cui, prevedibilmente, lo stesso ‘rais’, che ha 82 anni ed è al potere dal 1981, dovrebbe essere nuovamente candidato.

Le tensioni tra i musulmani e i copti – tra il 6 e il 10% dei quasi 80 milioni di abitanti in Egitto – non sono una novità: un anno fa, il 6 gennaio, otto cristiani vennero uccisi a Nagaa Hammadi, nel sud del Paese, da un gruppo di musulmani che aveva sparato contro di loro da un’auto in corsa.

Tuttavia, in periodo pre-elettorale possono essere particolarmente pericolose. Ed è anche per questo che le massime autorità religiose islamiche del Cairo si sono affrettate a condannare l’accaduto, mentre Mubarak ha affermato che ”le forze del terrorismo falliranno, non realizzeranno i loro piani di… sabotare l’unità del popolo, musulmani e copti”.

Anche dal presidente Usa Barack Obama è venuta una ”ferma condanna”.