Amanda Knox e il bacio lesbo rubatole in carcere: “Molte detenute sono gay for the stay”

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Febbraio 2017 - 13:48 OLTRE 6 MESI FA

SEATTLE – In carcere molte detenute diventano “gay for the stay”, intrattengono cioè relazioni omosessuali per la sola durata del soggiorno. A raccontarlo è Amanda Knox, l’americana definitivamente assolta insieme a Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, la sua coinquilina trovata morta nell’ormai tristemente nota villetta di Perugia, il 1 novembre del 2007. Sui quattro anni trascorsi nel carcere Capanne di Perugia, Amanda ha scritto anche un libro “Waiting to be heard” (In attesa di essere ascoltata) in cui ripercorre anche i momenti scabrosi e le presunte molestie subite da una guardia carceraria. Inedita però è la relazione che Amanda instaurò con una detenuta lesbica dietro le sbarre: in un lungo articolo apparso sul sito Broadly.com Amanda racconta di una certa Leny, nome di fantasia, una piccola spacciatrice incontrata durante il terzo anno di detenzione che le rubò un bacio senza permesso.

Amanda descrive un universo che si regge su delicati equilibri e diviso per gruppi etnici:

“A Capanne, la maggior parte dei detenuti appartenevano a gruppi sociali definiti, in gran parte ricalcando le radici etniche, soprattutto italiane, nigeriane, e Roma (scrive così probabilmente intendendo rom, ndr). Come americana ero fuori, ma ho galleggiato in mezzo a loro e osservato come erano strutturati i gruppi. Erano gerarchici, come famiglie allargate. Le nigeriane chiamavano l’un l’altra “mamma” o “figlia”, mentre i Roma si chiamavano “cugina”. E all’interno di queste famiglie, era comune per due detenute formare una partnership intima”

Fu Leny ad avvicinarsi ad Amanda, rivelandole subito di essere lesbica. Da parte sua la Knox si mostrò cautamente aperta: le raccontò che al liceo aveva sostenuto le battaglie della comunità Lgbt. L’approccio avvenne in cortile:

“Mi guardava correre, poi ha trovato il coraggio di dirmi ciao. Io ero cauta. Abbiamo camminato lungo il perimetro insieme. Mi ha detto che era lesbica e le ho detto che ero etero. Leny mi ha parlato di come, in Italia, aveva sperimentato un sacco di pregiudizi e di chiusure mentali. Abbiamo simpatizzato. Quando avevo 14 anni, girava voce nel mio liceo cattolico che ero lesbica, più tardi sono diventata sostenitrice dei gruppi Lgbt e ho contribuito a fondare l’Alleanza per i diritti gay al mio liceo. Quando gliel’ho detto ha fatto un sorriso da orecchio a orecchio”.

Come nascono gli amoriin carcere

“I detenuti – racconta la Knox – stanno ammucchiati gli uni sugli altri. Si passavano lettere d’amore attraverso le sbarre, si scambiavano regali. Ho visto rotture in lacrime e, talvolta, scazzottate tra nuovi partner e i loro ex, coppie che agivano come gli adolescenti e altre come se fossero state sposate per 20 anni. Molte si identificavano come eterosessuali, mentre erano “gay per il soggiorno”.