MODENA – “Abbiamo speso più di diecimila dollari in precauzioni necessarie per la mia sicurezza e per evitare molestie. (…) Abbiamo presentato le carte per essere legalmente sposati a dicembre dello scorso anno ma non abbiamo ancora celebrato le nozze insieme ai nostri cari”: con queste parole Amanda Knox e il suo compagno Christopher Robinson replicano alle indiscrezioni del settimanale Oggi, che ha rivelato come il matrimonio tra la giovane americana coinvolta nell’inchiesta sull’omicidio di Meredith Kercher e il suo fidanzato sia già avvenuto, nonostante i due abbiano lanciato una raccolta fondi per pagare la festa di nozze.
In una lettera firmata da entrambi e pubblicata dall’Ansa, Knox e Robinson scrivono di voler “chiarire alcune falsità” sul viaggio a Modena per il Festival della Giustizia Penale. I documenti di matrimonio, precisano, sono stati presentati a dicembre, ma la festa con gli amici avverrà il 29 febbraio 2020.
“Questo è solo l’ultimo esempio del deliberato travisamento dei fatti e della distruzione della reputazione che subisco da quando sono stata spinta mio malgrado sotto i riflettori nel 2007”: con queste parole la coppia risponde alle notizie sulla raccolta fondi online a seguito delle spese affrontate per partecipare a giugno a Modena al Festival della Giustizia, durante il quale la donna ha parlato del suo caso giudiziario e dell’assoluzione in Cassazione per l’omicidio di Meredith Kercher.
“Il mio fidanzato e io vorremmo chiarire alcune falsità che sono state diffuse su di noi, in merito al nostro al matrimonio e al nostro viaggio a Modena, in Italia, per prendere parte al Festival della Giustizia Penale, ospitati dall’Italy Innocence Project. L’Italy Innocence Project è stato molto generoso – scrivono – nel fornirci una camera di hotel e l’assistenza di un professionista della sicurezza per la durata della nostra permanenza. Si sono offerti di rimborsarci un quarto delle spese del nostro volo e io non ho chiesto loro di coprire il resto. Abbiamo speso più di diecimila dollari in precauzioni necessarie per la mia sicurezza e per evitare molestie. Ci siamo dovuti organizzare per un altro alloggio per mia madre e per le spese del suo viaggio, lei era un supporto emotivo necessario in questo traumatico viaggio. Il viaggio ha rappresentato un contraccolpo finanziario per noi e siamo stati costretti a utilizzare soldi che stavamo risparmiando per le nostre nozze. Ma per supportare l’Italy Innocence Project ne è valsa la pena e io resto grata per il loro supporto e per il loro invito a parlare del processo mediatico e delle ingiuste condanne”.
“Riguardo al nostro imminente matrimonio: abbiamo presentato le carte per essere legalmente sposati a dicembre dello scorso anno per semplificare le questioni delle tasse e dell’assicurazione, ma non abbiamo ancora celebrato le nozze insieme ai nostri cari. Questo non dovrebbe essere più scioccante del fatto che viviamo insieme da anni. Il nostro matrimonio si terrà il 29 febbraio 2020. Stiamo pagando per tutto autonomamente. E come fanno molte giovani coppie oggi – precisano Amanda e Christopher – abbiamo sostituito la tradizionale lista nozze con una raccolta fondi per le nozze. Migliaia di persone fanno questo ogni anno perché la lista di nozze è ormai fuori moda, le coppie che vivono già insieme non hanno bisogno di stoviglie o tostapane. Le pagine ‘Rsvp’ sono protette da una password e quelle dei registri non lo sono. Anche questo è normale. Abbiamo condiviso la nostra ‘story’ sul matrimonio sui social, ma non abbiamo pubblicizzato il nostro registro o chiesto a sconosciuti di donare. I tabloid hanno diffuso la pagina del nostro registro e ora danno la colpa a noi per le loro azioni. Loro (i tabloid, ndr) accusano me di mentire in merito alle spese per il nostro viaggio per supportare l’Italy Innocence Project. Questo ‘scandalo’ è ancora un altro esempio di come i media traggano un irresponsabile profitto producendo indignazione. Questo è solo l’ultimo esempio del deliberato travisamento dei fatti e della distruzione della reputazione che subisco da quando sono stata spinta mio malgrado sotto i riflettori nel 2007. Questa è una violazione in flagrante dell’etica giornalistica a scapito dell’opportunità di informare le persone sulle cose che davvero contano, come le condanne ingiuste”, concludono.