Antonio Socci: “Papa Francesco compì miracoli in Argentina”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Giugno 2013 - 19:45 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Socci: "Papa Francesco compì miracoli in Argentina"

Papa Francesco (Foto Lapresse)

CITTA’ DEL VATICANO –  Un’ostia che si trasforma in un pezzo di carne insanguinato. Abbastanza per gridare al miracolo. E per chiedere la santificazione di chi l’ha fatto. Il soggetto in questione, secondo quanto scrive Antonio Socci su Libero, è stato Jorge Mario Bergoglio, attuale papa Francesco, all’epoca ‘semplice’ vescovo ausiliario di Buenos Aires.

Era il 15 agosto 1996, festa dell’Assunzione della Madonna in cielo. Alle 19 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria, nel centro della capitale argentina, alla fine della messa padre Alejandro Pezet, scrive Socci, vide arrivare un fedele che aveva trovato un’ostia in un angolo della chiesa. Il sacerdote la mise in un contenitore di acqua e ripose tutto nel tabernacolo, come da prassi.

Pochi giorni dopo, scrive Socci riportando la testimonianza del religioso Fr. M. Piotrowski SChr, il 26 agosto, il sacerdote vide che l’ostia si era trasformata in un frammento di carne sanguinolenta. Bergoglio venne informato e disse al sacerdote di fotografare la particola e conservare tutto nel tabernacolo.

Quando Bergoglio vide che non c’era traccia di decomposizione decise di far analizzare il pezzetto di carne. Era il 5 ottobre del 1999. Il dottor Frederic Zugiba, cardiologo e medico legale, constatò che si trattava di tessuto umano.

Scrive Socci, che riporta le parole di Piotrowski:

“Il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Va ricordato che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco in esame è in una condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli bianchi”.

Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo... dal momento che i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono… Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subìto un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto”.

Incuriosito, Socci racconta di aver fatto delle verifiche sul posto, e di aver scoperto che un caso analogo si verificò già nel 1992. 

“Lo stesso mese e anno in cui Bergoglio fu nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires. Il 1° maggio di quell’anno, un venerdì, due pezzi di Ostia furono trovati sul corporale del tabernacolo. Su indicazione del parroco furono messi in un recipiente d’acqua posto poi nel tabernacolo. Però passavano i giorni e le particole non si scioglievano. Venerdì 8 maggio si notò che i due frammenti avevano assunto un colore rosso sangue. Domenica 10 maggio – alle messe serali – furono notate delle gocce di sangue sulle patene, il piattino su cui si pone l’ostia. Domenica 24 luglio 1994 mentre il ministro dell’Eucarestia prendeva il calice contenuto nel Tabernacolo si accorse che una goccia di sangue scorreva sulla parete interna dello stesso Tabernacolo”.

Anche il sangue trovato nel 1992 venne fatto analizzare e risultò essere sangue umano.

Adesso qualche voce tradizionalista già accusa (sulla base di informazioni imprecise) il vescovo Bergoglio di aver tenuto un troppo “basso profilo” su questo caso invece di sbandierare il miracolo. Ma è evidente invece che egli ha mostrato già in questa vicenda le sue preziose qualità di pastore. Anzitutto è stato l’arcivescovo Quarracino a gestire il caso nei primi anni e a raccomandare discrezione e prudenza. Quindi Bergoglio ha osservato i criteri dettati dall’Ex S. Uffizio nel documento “Discernimento nelle apparizioni e rivelazioni” del 1978.

Ha poi disposto tutte le analisi scientifiche per comprendere cosa è accaduto e – ascoltando la volontà della parrocchia dove si sono svolti i fatti di vivere senza clamori spettacolari quegli eventi misteriosi – ha aiutato la comunità a comprenderli secondo la fede della Chiesa, alimentando la devozione eucaristica. Lui stesso andava diverse volte ogni anno a fare lì l’adorazione eucaristica. Che pian piano è diventata adorazione permanente e ora sta coinvolgendo un numero sempre crescente di parrocchie (si parla anche di fatti miracolosi che sono avvenuti).

L‘”impronta” è il segno di Qualcuno che è passato. E il desiderio del cardinale Bergoglio era che quanti andavano ad adorare il Signore lì presente si accorgessero che Egli si avvicina a ciascuno, passa dentro la vita di ciascuno e lascia in tutti la sua impronta. Quindi il cardinale esortava a non trasformare in un rito quell’adorazione, ma a commuoversi, a stupirsi di Gesù e a chiedergli che lasciasse la sua impronta indelebile nel proprio cuore.