Arabia Saudita, causò paralisi di un amico: condannato alla stessa sorte

Pubblicato il 4 Aprile 2013 - 19:05| Aggiornato il 12 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

RIYAD – Occhio per occhio, dente per dente, paralisi per paralisi. In Arabia Saudita la legge del taglione potrebbe far finire sulla sedia a rotelle un uomo condannato per aver accoltellato un amico facendolo rimanere nello stesso stato. All’epoca dei fatti, nel 2003, Ali al-Khawahir aveva 14 anni. La sentenza è arrivata dieci anni dopo, lo scorso 2 aprile.

L’unica possibilità di sfuggire alla “vendetta” della legge è di trovare un milione di riyal sauditi, corrispondenti a circa 270mila dollari, e darli come risarcimento all’amico accoltellato. Altrimenti, ha stabilito la Corte di Al-Ahsa, “il colpevole dovrà subire la medesima sorte”.

In difesa di Ali al-Khawahir si è mobilitata anche Amnesty International. L’Ong punta il dito contro l’intero sistema di leggi dell’Arabia Saudita, che prevede la possibilità da parte dei giudici di comminare punizioni corporali. Tra le pene previste ci sono la fustigazione, l’amputazione di mani e piedi nei casi di furti e rapine, l’estrazione di occhi o denti per gli imputati che non risarciscono la controparte. Oltre, ovviamente, alla pena di morte. Amnesty International definisce queste pene “crudeli e illegali” e contrarie alla Convenzione Onu contro la Tortura, a cui, peraltro, Riyad ha aderito.

Non è la prima sentenza del genere nel Paese arabo. Già nell’estate del 2010 un giovane di 22 anni di Tabuk era stato condannato alla paralisi dopo aver spezzato la spina dorsale di un uomo a colpi di mannaia.