Arabia Saudita punta sul turismo religioso: vale miliardi, più del petrolio…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Settembre 2017 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA
Arabia Saudita punta sul turismo religioso: vale miliardi, più del petrolio...

Arabia Saudita punta sul turismo religioso: vale miliardi, più del petrolio…

ROMA – Incertezza mondiale sul prezzo del petrolio e l’Arabia Saudita ha deciso di puntare su un’altra risorsa “naturale”: il turismo religioso che al regno saudita sta facendo guadagnare miliardi di dollari. Nella piazza della grande moschea della Mecca, uno dei luoghi più sacri dell’Islam, ci sono decine di negozi e coordinano l’orario di apertura con quello della preghiera: le porte, infatti, vengono chiuse solo nel momento in cui si prega, per poi essere riaperte pochi minuti dopo la fine della funzione.

Secondo una recente dichiarazione, rilasciata dalle autorità saudite, circa 2.35 milioni di fedeli quest’anno parteciperà all’hajj, il pellegrinaggio alla Mecca che rappresenta uno dei cinque pilastri dell’Islam, ma ben 1,75 milioni di persone arrivano da 168 paesi differenti.

La vendita di tappeti continua anche ai piedi del monte Arafat (luogo sacro dove i musulmani credono sia apparso il profeta Maometto per pronunciare l’ultimo sermone) e i venditori ambulanti vanno a caccia per stanare qualche cliente tra i fedeli.

“Soltanto quest’anno, il denaro speso dai pellegrini si aggira intorno ai 20/25 miliardi di riyals (6,7 miliardi di dollari) con un incremento del 70 % rispetto al 2016. A crescere è anche il numero di visitatori, aumentato del 20% rispetto allo scorso anno: ognuno apporta un importante contributo all’economia del Paese, grazie all’acquisto di cibo, prenotazioni alberghiere, souvenirs e regali”, spiega Maher Jamal, capo della camera di Commercio della Mecca al Tribune Express.

Le cifre, che non sono casuali, fanno parte dell’ambizioso “Vision 2030”, che punta a diversificare l’economia saudita dopo che, dal 2014 in poi, il prezzo del petrolio ha cominciato a diminuire.

“Anche prima dell’avvento dell’Islam, la Mecca era un luogo per mercanti, una zona di scambio internazionale, dove la religione e il commercio erano sempre collegati; fino alla scoperta del petrolio, l’hajj era la principale fonte di reddito dell’Arabia Saudita”, spiega lo storico Luc Chantre, la cui ricerca si concentra sull’ hajj nel periodo coloniale.

L’Arabia Saudita, primo esportatore di petrolio greggio al mondo, ha annunciato un piano per spostare l’economia del regno lontano dalla dipendenza dal petrolio, mirato alla ricerca di altre fonti di entrate, tra cui il turismo religioso.

Il progetto Vision 2030 ha come obbiettivo quello di portare ogni anno sei milioni di pellegrini all’hajj e di attirarne altri 30 milioni al’umra, pellegrinaggio minore che può essere completato durante il resto dell’anno. I progetti di espansione, però, hanno fatto storcere il naso a molti: sia per questioni legate alla sicurezza, sia per l’intaccamento di siti di notevole valore storico; nel settembre 2015, la gru di un cantiere edile si è schiantata tra centinaia di pellegrini riuniti alla Grande Moschea della Mecca, uccidendo più di 100 persone.

Nello stesso anno, in una sparatoria mortale lungo il percorso dell’hajj sono morte 2.400 persone. Come riferito dalle autorità saudite nel corso di una conferenza stampa, nell’hajj di questo anno non ci sono stati problemi legati alla sicurezza o all’incolumità dei partecipanti.