ROMA – E’ dai tempi della guerra fredda che nel mondo non si commerciano così tante armi. E nelle fabbriche americane si arriva anche ai doppi turni per accontentare la richiesta. Il commercio di armamenti nel periodo 2012-2016 ha raggiunto picchi mai visti: più 8,6%.
Chi compra e chi vende. In testa tra i paesi acquirenti ci sono India, perennemente in lotta col Pakistan, Emirati, ribattezzati dagli esperti militari la Piccola Sparta, e Cina. Gli Stati Uniti sono il paese che vendono più armi, seguono Russia, Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna e l’Italia, che ha registrato un incremento del 22%. La Russia ha sfruttato la guerra in Siria per fare pubblicità a blindati, aerei, corvette, missili. Mentre l’Italia ha allargato il proprio commercio in Turchia e nel Golfo.
C’è chi esporta caccia e tank – scrive Guido Olimpio del Corriere della Sera – ma anche chi si «accontenta» di fucili d’assalto, lanciagranate e munizioni. Casse su casse che vengono dirottate per sostenere fazioni o movimenti di guerriglia. Bielorussi e bulgari, per fare un esempio, le hanno cedute ad alcuni governi che assistono gli insorti in Siria. E in questi quadranti vanno poi forte pick-up e fuoristrada: non sparano, però sono diventati indispensabili. Una parte delle battaglie sono combattute da miliziani a bordo di questi veicoli.