Giappone. Nuova ambasciatrice Caroline Kennedy schierata contro mattanza delfini

Pubblicato il 22 Gennaio 2014 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA

delfi2GIAPPONE, TOKYO – La protesta internazionale sale di tono contro l’annuale mattanza di delfini nella baia di Taiji, città di poche migliaia di anime affacciata sul Pacifico nella prefettura di Wakayama, nel Giappone occidentale, e questa volta ne è nato un caso diplomatico grave. La scintilla partita dai ‘pirati ambientalisti’ della Sea Shepherd Conservation Society, con la diffusione quotidiana di immagini in streaming sulla caccia e gli hashtag #tweet4taiji, #HelpCoveDolphins e #tweet4dolphins, ha trovato combustibile sui social network e non solo.

Nella contesa sono entrate anche la nuova ambasciatrice a Tokyo Caroline Kennedy, figlia del presidente assassinato, Yoko Ono, la vedova di John Lennon fino a raggiungere Hollywood con le attrici tra le altre Kirstie Alley, Susan Sarandon, Juliette Lewis. La caccia ai delfini, è però la posizione nipponica, è una parte tradizionale della “cultura alimentare” del Giappone. E’ fatta con “metodi tradizionali di pesca e condotta nel rispetto delle leggi”, ha rilevato il portavoce del governo, Yoshihide Suga. “Spiegheremo la nostra posizione anche negli Stati Uniti”.

Mentre Yoshinobu Nisaka, governatore della prefettura di Wakayama, ha respinto i rilievi dell’ambasciatrice Kennedy, che nel weekend con una mossa ‘poco diplomatica’ ha criticato con un tweet molto esplicito la “disumanità della caccia ai delfini”, pratica secolare che in questi giorni vede impegnati decine di pescatori di Taiji. “La cultura alimentare varia – ha detto Nisaka – ed è saggezza delle civiltà il rispetto reciproco dei punti di vista a meno che il mondo non affronti una mancanza di risorse”.

Taiji è nota per la caccia a balene e delfini finita sotto i riflettori internazionali dopo l’assegnazione del premio Oscar 2009 al documentario ‘The Cove’, un video-denuncia del massacro dei mammiferi acquatici nella piccola località. “Viviamo sulla vita di mucche e maiali. Non è il caso di dire che solo la caccia ai delfini sia disumana”, ha rilevato ancora Nisaka in una conferenza stampa, precisando che i mammiferi non sono soggetti a tutela ai sensi della norme internazionali.

In più, secondo la stampa stampa locale, sono state affinate tecniche di macellazione che, attraverso il taglio del midollo spinale, evitano “sofferenze e perdita di sangue”. In una lettera aperta, invece, Yoko Ono ha invitato tutti i pescatori di Taiji a porre fine alla pratica che sta avendo un pesante impatto sull’immagine del Giappone all’estero. La denuncia della Sea Shepherd Conservation Society, in prima linea già per contrastare le baleniere giapponesi nel santuario dell’Antartico, ha fatto emergere che oltre 250 delfini erano stati intrappolati nel fine settimane nella baia di Taiji, di cui la maggior parte destinata a essere macellata e una piccola quota riservata ad animare i parchi acquatici.

“Dobbiamo evitare che tutto questo accada”, ha scritto Paul Watson, fondatore dell’associazione. Che ha lanciato la campagna per evitare la cattura di un giovanissima e rara femmina albina, oggetto di gran valore per gli acquari. “Catturare i delfini per mostrarli in un acquario non fa parte della cultura giapponese e la brutalità di questo massacro – ha concluso Watson – non sarebbe mai giuridicamente accettata in un qualsiasi macello in tutto il mondo, Giappone incluso”.

Un gruppo di ambientalisti ameriacani, che si batte da anni contro le mattanze giapponesi dei mammiferi, ha confermato al Denver Post che i pescatori di Taiji hanno intrappolato di recente 250 delfini in quella che hanno definito la più grande mattanza negli ultimi quattro anni.