“Così Assange abusò di noi”. I racconti delle donne che lo accusano di stupro

Pubblicato il 18 Dicembre 2010 - 18:09 OLTRE 6 MESI FA

“Così Julian Assange ha abusato di noi”. Il giornale britannico Guardian ha pubblicato per la prima volta alcuni stralci dell’inchiesta che vede il fondatore di Wikileaks accusato di stupro.

I dieci giorni di Assange in Svezia iniziano l’11 agosto 2010: “Miss A.” una delle due accusatrici (il Guardian non fa i nomi ma A è Anna Ardin mentre W è Sofia Wilen), organizza il viaggio per un convegno e dà le chiavi di casa al fondatore di Wikileaks, “perché sarebbe rimasta fuori per un po’ di tempo”, si legge negli stralci “non autorizzati” pubblicati dal Guardian.

Il 13 però torna a sorpresa, e i due escono insieme a cena. Al rientro, Assange inizia a spogliarla, lei prima rifiuta – ha testimoniato alla polizia Miss A. – poi però “era troppo tardi per fermarlo”, quindi acconsente. Assange, dopo le ripetute richieste della donna, accetta di mettere un preservativo ma fa “qualcosa con il profilattico” che quindi risultò essere rotto. A quel punto, racconta la donna alla polizia senza lesinare dettagli, “Assange ha fatto sesso lo stesso”, non curandosi del preservativo bucato.

L’australiano continuerà a dormire in casa di Miss A. per altri sette giorni. Il 14 agosto, Assange incontra “Miss W.”, l’altra sua accusatrice. Dopo un convegno organizzato da Miss A., le due donne vanno a pranzo insieme con l’australiano e alcune persone del suo staff. Successivamente, Miss W. e Julian si separano dal gruppo e finiscono in un cinema, dove si scambiano baci appassionati.

Quella sera, Miss A. organizza un party in onore di Assange in casa sua, dove l’australiano continua a dormire. Il 16 agosto, Miss W. contatta nuovamente il fondatore di Wikileaks e lo invita a casa per la sera. I due iniziano a fare sesso, ma si fermano perché Assange rifiuta di mettere un preservativo, e decide di mettersi a dormire. “Poi ci siamo svegliati, e abbiamo fatto sesso quando ha accettato a malincuore di mettersi il profilattico”, dice la donna, che la mattina dopo va a comprare la colazione poi si infila di nuovo sotto le lenzuola con Assange. Si risveglia più tardi, dopo che l’australiano aveva ripreso a fare sesso: “Hai messo il preservativo?”, “No” risponde Assange.

Il 20 agosto, un venerdì, le due donne scoprono casualmente della doppia relazione: si incontrano e dopo ripetute richieste ad Assange di fare il test Hiv (l’australiano alla fine accetta, ma non lo fa perché la clinica è chiusa), vanno alla polizia per denunciarlo.

La sera stessa la vicenda finisce sul quotidiano svedese Expressen. Dalle carte, afferma l’avvocato svedese di Assange, Bjorn Hurtig, si comprende che “entrambe non volevano una inchiesta per stupro, ma costringerlo a fare il test Hiv”. Sempre secondo l’avvocato, le motivazioni che hanno mosso Miss A. e Miss W. sono di natura economica, “pensavano di fare qualche soldo con una intervista a un quotidiano”, e passionali, “si volevano vendicare”.