Gli atei inglesi Dawkins e Hitchens vogliono fare arrestare il Papa

Pubblicato il 12 Aprile 2010 - 01:39 OLTRE 6 MESI FA

Richard Dawkins

Un gruppo di intellettuali e militanti atei inglesi guidato da Richard Dawkins e Christopher Hitchens sta per chiedere l’arresto di Papa Benedetto XVI, quando si recherà in visita in Gran Bretagna tra il 16 e 19 settembre.

Ne dà notizia il giornale domenicale londinese Sunday Times, rilanciata dall’edizione on line con queste parole: “Richard Dawkins, l’attivista ateo, sta preparando una imboscata legale per fare arrestare il Papa durante la sua visita di stato”, per  “crimini contro l’umanità”.

C’è un precedente, quando il medesimo principio fu usato per arrestare il dittatore cileno Augusto Pinochet durante la sua visita del 1998.

E c’è anche un quasi precedente, il mancato arresto, poi revocato, dell’ex ministro degli esteri israeliano Tipzi Livni, su istanza di un palestinese, per la sua parte avuta nelle  operazioni militari israeliane a Gaza.

La legge inglese lo permette e la Livni rinunciò al viaggio a Londra per evitare complicazioni, ottenendo così l’annullamento del mandato di cattura.

Sono al lavoro un paio di esperti di diritti umani, Geoffrey Robertson e Mark Stephens, con l’incarico di preparare un’accusa formale e richiedere l’incriminazione del Pontefice sulla base del presunto ‘insabbiamento’ architettato per coprire le responsabilità della Chiesa Cattolica nello scandalo degli abusi sessuali ai danni di minori.

Ha detto Dawkins al Times: “Stiamo parlando di una persona il cui primo impulso, quando i suoi preti vengono pizzicati con le braghe calate, è quello di coprire lo scandalo e condannare la giovane vittima al silenzio”.

Secondo Hitchens, “quest’uomo non è né al di sopra né al di fuori della legge. L’insabbiamento istituzionalizzato di abusi ai danni di minori è un crimine contemplato in ogni ordinamento e non prevede cerimonie private di penitenza o risarcimenti pagati dalla Chiesa ma giustizia e sentenze”.

Inoltre, dicono i due attivisti atei, Benedetto XVI non sarà in grado di avvalersi dell’immunità diplomatica poiché, nonostante la sua visita sia catalogata come visita di Stato, il Pontefice guida un Paese non riconosciuto dalle Nazioni Unite.

I legali incaricati di preparare il caso, credono di poter chiedere alla Procura della Corona di procedere penalmente contro il Papa, lanciare un’azione civile o deferire il suo caso al tribunale Internazionale. “Gli estremi per un’azione legale contro il Papa ci sono tutti”, ha spiegato Stephens.

Ha detto ancora Stephens: “Il modo in cui si è comportata la Chiesa Cattolica si configura come un crimine contro l’umanità. Sia io che Geoffrey siamo giunti alla conclusione che il Vaticano non può essere considerato uno Stato dal punto di vista del diritto internazionale. Non è infatti riconosciuto dall’ONU, non ha frontiere controllate da autorità di polizia e le sue relazioni esterne non sono di natura interamente diplomatica”.