Bagnasco: “Chiesa da riformare. Papa Francesco? Come Giovanni XXIII”

Pubblicato il 24 Marzo 2013 - 20:44| Aggiornato il 7 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

CITTA’ DEL VATICANO –  “La Chiesa è sempre da riformare, specchiandosi nel suo Signore. La prima riforma però non è quella delle strutture, ma quella delle singole persone”: il cardinale di Genova, Angelo Bagnasco, racconta l’aspetto positivo della rinuncia di Benedetto XVI, “inedita e dolorosa”, ma che ha “rimesso tutto in movimento”.

“Alla fine, non è stata per nulla casuale la tempistica scelta, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. È come se il Papa ormai emerito avesse ideato e realizzato una sorta di esodo pasquale. Attraverso lo smarrimento provocato dalle sue dimissioni siamo giunti alla sorpresa del primo Papa sudamericano”.

Bagnasco sottolinea il carattere divino di quanto è successo con il ritro di Joseph Ratzinger e l’arrivo di Jorge Mario Bergoglio: “Si è percepito in modo forte il vento di Dio. Come se il soffio dello Spirito gonfiasse le vele della barca di Pietro per guardare l’orizzonte con fiducia rinnovata. E si è avuto conferma che la Chiesa è realmente un mistero per la sua capacità di rigenerarsi continuamente, di affrontare il nuovo, di riemergere dalle sue difficoltà, di continuare la sua missione di sempre che è quella di annunciare il Vangelo”.

Il cardinale di Genova accosta il nuovo Papa a Giovanni XXIII: “Non conoscevo personalmente papa Bergoglio, ma durante i giorni delle Congregazioni generali ho avuto modo di apprezzarne le parole e di intuirne la personalità. È una persona calda e immediata, ma allo stesso tempo nitida e determinata. In questo senso mi è venuto di pensare a papa Giovanni XXIII che ha affascinato il mondo per il suo stile semplice, ma ha pure convocato il Concilio con l’audacia di un profeta”.

“Papa Francesco è già entrato nel cuore della gente. Non credo che ciò dipenda solo da un dato caratteriale. Mi sembra pure il riflesso di una profonda spiritualità che lo rende essenziale, sfrondando il campo da tutto ciò che è superfluo e costruito. Occorre tornare a questo genere di semplicità che proprio il suo nome Francesco ci rende ancor più familiare. Il povero di Assisi è riuscito a contagiare tanti perché si è liberato di ciò che lo appesantiva, a partire dalla scoperta dell’unico necessario che è Gesù Cristo”.

Bagnasco affronta anche il tema politico: “Penso che la politica possa imparare dal Conclave una priorità: quella di soffermarsi sull’analisi dei problemi da affrontare prima che bloccarsi sul semplice “a chi tocca”. Il rischio dei personalismi è quello di far indietreggiare la soluzione dei problemi reali, a vantaggio di considerazioni che poco hanno a che vedere con il bene comune”.