I bambini di Haiti in lotta per sopravvivere al caos, ai pedofili e ai trafficanti

Pubblicato il 27 Gennaio 2010 - 19:05 OLTRE 6 MESI FA


I bambini, che formano il 45 per cento della popolazione di Haiti, sono tra i sopravissuti al terremoto i più vulnerabili e disorientati. Decine di migliaia di loro hanno perso i genitori, la casa, le scuole e il loro senso di appartenenza. Sono stati feriti e sottoposti ad amputazioni. Hanno dormito per strada, cercato cibo nei posti più impensati e hanno incubi.

Due settimane dopo il terremoto, scrive il New York Times, con l’odore di morte ancora nell’aria, si possono vedere bambini in ogni angolo devastato imperterriti a giocare a pallone, a far volare aquiloni, cantare canzoni pop e recuperare testi scolastici dalle rovine delle loro scuole. Ma mentre organizzazioni umanitarie haitiane e straniere cominciano ad occuparsi dei più bisognosi di aiuto, appare evidente che molti bambini sono traumatizzati e a rischio.

Dice Kent Page, un portavoce dell’Unicef: «Ci sono problemi di salute, di malnutrizione, psicologici, e naturalmente siamo preoccupati che bambini soli vengano sfruttati da gente senza scrupoli, coinvolti in traffici di adozioni, usati come servi o fatti prostituire». Molti piccoli hanno visto l’orrore con i loro occhi o sono sopravvisuti alle distruzioni che hanno ucciso i loro genitori, parenti, compagni di scuola, insegnanti. Ma anche quelli che sono sfuggiti alle tragedie provano un senso di vertigine.

Quando la terra ha cominciato a tremare sotto i loro piedi, il loro universo è cambiato per sempre,e non soltanto a casa. Secondo l’Unicef il terremoto ha distrutto o danneggiato il 90 per cento delle scuole della capitale. La first lady di Haiti, Elisabeth Delatour Preval, ha detto che «i bambini di Haiti, se non saranno aiutati, avranno perso la loro infanzia e la loro innocenza».

«Le organizzazioni per l’assistenza ai bambini stanno concentrando la loro attenzione sugli orfani e su quelli che sono stati separati dalle loro famiglie. Stanno compilando un registro, con persone di fiducia che girano le strade per ottenere informazioni e formare un database in cui ciascun bambino avrà un numero identificativo per tenerlo in contatto», dice Victor Nyland, un funzionario dell’Unicef addetto alla protezione dei bambini.

Quei bambini che sono rimasti senza nessuno che si occupi di loro saranno trasferiti in uno dei tre orfanatrofi ad Haiti dove l’Unicef sta allestendo centri di aiuto, o in altri posti sicuri scelti da altre organizzazioni umanitarie.