Gaza, ancora razzi su scuola Onu: oltre 20 morti. “Non ci sono più scuse”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Luglio 2014 - 08:17 OLTRE 6 MESI FA

GAZA  – Cannonate israeliane su un’altra scuola dell’Onu: almeno 23 palestinesi che si erano rifugiati nell’edificio sono stati uccisi all’alba di mercoledì 30 luglio da un bombardamento nel nord della Striscia di Gaza. Tra le vittime, ancora una volta, numerose donne e bambini. Diverse decine di feriti, molti in condizioni gravi.

Colpi di carro armato hanno colpito in pieno le stanze di due classi della scuola dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, nel campo profughi di Jabaliya. Numerosi civili palestinesi si erano rifugiati nell’edificio Onu dopo essere stati avvertiti da Israele che il quartiere dove risiedevano sarebbe stato bombardato.

Martedì 29 luglio l’Unrwa ha reso noto che – per la terza volta in due settimane – in una delle sue scuole è stato scoperto un deposito di razzi dei gruppi armati palestinesi. ”Abbiamo denunciato il fatto al governo palestinese di riconciliazione nazionale – ha detto Abu Husna – che vedrà il da farsi. Qull’episodio rappresenta una grave infrazione della nostra neutralita’ ”.

RAZZI SUL MERCATO DI SAJAYA – L’esercito israeliano ha colpito anche il mercato di Sajaya, uccidendo almeno 17 persone e ferendone quasi 200.

LA CONDANNA DELL?NU – Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon ha fortemente condannato il nuovo attacco, definendolo “ingiustificabile”.

“Voglio mettere in chiaro che non sono stati trovati razzi nelle scuole delle Nazioni Unite che ospitano i civili, quindi non ci sono scuse per attaccarle”,

ha chiarito John Ging, direttore operativo dell’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha), parlando con i giornalisti al Palazzo di Vetro. Ging ha precisato che i razzi sono stati trovati in scuole dell’Onu abbandonate.

Ging ha anche spiegato che rispetto all’ultimo conflitto Israele-Striscia di Gaza, il numero degli sfollati nelle scuole dell’Unrwa questa volta è quattro volte superiore. Ging ha precisato che si tratta di un caso unico tra le zone di conflitto, poiché altrove i civili hanno almeno la possibilità di attraversare la frontiera.

 

(Foto Ansa)