Orrore in Burundi, dove in una settimana 14 corpi legati e mutilati sono stati scoperti in un fiume nel nord del Paese dalle forze dell’ordine. Lo rendono noto i quotidiani locali che citano fonti ufficiali. ”Dalla scorsa settimana abbiamo scoperto in quest’area complessivamente i cadaveri di 14 persone – ha detto un amministratore locale, citato dalla stampa – molti avevano gli arti legati e altri ferite da machete. La paura si è diffusa in questa regione e la popolazione teme che ci possa essere un ritorno della violenza”.
L’ultimo ritrovamento risale a ieri, quando sono stati recuperati altri quattro cadaveri che galleggiavano nel fiume Rusizi, che sfocia nel lago Tanganica, nel nord del Paese, trasportati con tutta probabilità dalla corrente dalle paludi di Rukoko. L’amministratore ha precisato di non sapere ancora chi si possa celare dietro queste morti. Fonti della sicurezza puntano il dito contro il ”banditismo” e preferiscono non parlare di ”bande armate organizzate”, smentendo in questo modo le voci che parlano di una ripresa di nuove azioni dimostrative da parte dei ribelli.
Nel Burundi, piccolo Stato che confina con il Ruanda, la Tanzania e la Repubblica democratica del Congo (Rdc), si è appena conclusa la lunga maratona elettorale iniziata con le presidenziali del 28 giugno scorso vinte dall’unico candidato e presidente uscente, Pierre Nkurunziza, in un clima di forte tensione. Il Paese ha vissuto sempre in modo drammatico i passaggi cruciali della sua storia, diviso tra la maggioranza Hutu e la minoranza Tutsi, come il vicino Ruanda. Nel 1993 il Burundi è stato sconvolto da una sanguinosa guerra civile, che fece circa 300 mila morti.
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