Carta di credito? Per pagare basta una foto. Il riconoscimento facciale realtà in Cina

di redazione Blitz
Pubblicato il 12 Dicembre 2017 - 07:44 OLTRE 6 MESI FA
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Carta di credito? Per pagare basta una foto. Il riconoscimento facciale realtà in Cina

SHANGHAI – Altro che carte di credito: il conto adesso si paga con una foto. Almeno a Shanghai. Così la Cina prova a superare l’America e la sua Silicon Valley. Basta il riconoscimento facciale per eliminare tessere, badge e codici vari. Con il rischio, però, che i dati sensibili finiscano nelle mani sbagliate.

Al momento il nuovo metodo di pagamento è stato sperimentato nei locali della catena di fast-food Kfc di Hangzhou, vicino a Shanghai, racconta Francesco Radicioni su La Stampa

Semplicemente, dopo l’ordine, il cliente autorizza la transazione lasciandosi inquadrare da una telecamera 3D che ne verifica l’identità.

Ma non è questo l’unico caso in cui, in Cina, si usa il riconoscimento facciale:

A Pechino, invece, la tecnologia del riconoscimento facciale è stata introdotta per combattere i frequenti furti di carta igienica nei bagni pubblici della capitale. La China Southern Arlines è stata la prima compagnia aerea nella Repubblica Popolare a sperimentare software che scannerizzano il volto. Ai gate dell’aeroporto di Nanyang non serve presentare documento e carta d’imbarco: basta fissare la camera, attendere pochi secondi e si può salire a bordo, anche qui un sorriso vale come carta d’imbarco. Anche i badge per l’ingresso negli uffici e nei dormitori delle università sembrano appartenere al passato. Mentre da qualche mese, la tecnologia del riconoscimento facciale è stata introdotta in alcuni sportelli bancomat in giro per il paese: non serve avere con sé la carta per prelevare contanti.

 

Ci sono però dei rischi per la privacy delle persone: a differenza delle impronte digitali, infatti, il riconoscimento facciale avviene senza che chi viene osservato se ne renda conto.

Così, per esempio, sono stati arrestati diversi ladri: semplicemente grazie alla scannerizzazione di oltre 2 milioni di volti che sono stati incrociati con quelli presenti nei database della polizia.

 

Sottolinea Radicioni su La Stampa: 

Secondo alcuni analisti, nel 21° secolo la competizione sulla ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale sarà paragonabile alla sfida per la supremazia nello spazio che ha segnato gli anni della Guerra Fredda. Grazie ai 750 milioni di utenti cinesi su Internet e leggi piuttosto blande nella tutela della privacy, la Repubblica Popolare ha potuto raccogliere una sterminata quantità di dati. «Il che ha dato a Pechino un forte vantaggio nella ricerca sull’AI», sostiene un rapporto curato da Kai-Fu Lee e dall’Eurasia Group. A questo vantaggio strutturale, si deve aggiungere la ferma volontà del governo nel sostenere e finanziare la ricerca in questo campo. Lo scorso luglio Pechino ha annunciato un piano per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale che guarda fino al 2030. Si punta a fare della Cina «il centro mondiale dello sviluppo della AI» e le stime parlano di un investimento complessivo di circa 150 miliardi di dollari.