Casalinghe disperate di Raqqa: le fuggitive raccontano la vita sotto l’Isis

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Luglio 2017 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Casalinghe disperate di Raqqa: le fuggitive raccontano la vita sotto l'Isis

Casalinghe disperate di Raqqa: le fuggitive raccontano la vita sotto l’Isis

ROMA – Casalinghe disperate di Raqqa: i mariti spendevano troppo in rossetti e vestiti per le schiave sessuali. Sette mogli scappate dall’ISIS parlano apertamente della vita matrimoniale con i militanti a Jenna Moussa, una giornalista della tv araba.

Le donne hanno riferito le loro preoccupazioni rispetto alle spese dei mariti per abiti e rossetti delle schiave sessuali ma, tuttavia, non hanno prestato la minima attenzione alle loro barbariche decapitazioni.

Soprannominate “le casalinghe disperate di Raqqa”, alla giornalista hanno parlato delle loro case nella cittadina di Ayn Issa, a 30 miglia a nord della capitale, di fatto dell’ISIS.

Rifiutano di condannare i crimini commessi dai mariti ma sottolineano il fatto che, insieme ad altri militanti, pagavano fino a 10.000 dollri per una schiava vergine e hanno ammesso che nove ragazze sono state violentate.

Hanno raccontato che dopo la morte o la carcerazione dei mariti, sono rimaste sole con i figli; la Moussa ha parlato con le sette donne libanesi, tunisine, del Daghestan, siriane sposate con francesi, malesi, tunisini e turchi.

Una donna libanese ha rivelato che il marito guardava continuamente sul cellulare dei video porno e con il compagno di jihad condivideva foto di donne catturate dall’ISIS il cui prezzo d’acquisto variava da 2.000 fino a 10.000 dollari per una vergine.

“Era un mercato di schiave sessuali. Condivideva le foto delle donne con il make-up migliore”. C’era molta tensione tra le schiave sessuali e le mogli e alcune, per questo motivo, hanno divorziato.

“Spendevano troppo per le schiave sessuali, compravano i prodotti migliori per vestiti, accessori e trucco”, secondo The Times.

Una delle donne ha dichiarato di aver rifiutato numerosi combattenti ISIS, poiché voleva appartenere solo ad Abu Bakr, leader del gruppo terroristico e che soltanto lui l’avrebbe potuta soddisfare.

Le donne, arrestate mentre tentavano di attraversare il confine con la Turchia, ora sono bloccate in un campo per sfollati nella Siria settentrionale e ne hanno anche per l’ISIS che “ci ha ingannato con la propaganda”.