Caso Shalabayeva: Capo Sco e questore indagati per sequestro

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Novembre 2015 - 20:52| Aggiornato il 27 Novembre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Caso Shalabayeva: Capo Sco e questore indagati per sequestro

Caso Shalabayeva: Capo Sco e questore indagati per sequestro

ROMA – Indagati per sequestro di persona: questa l’accusa che la Procura di Perugia contesta al capo dello Sco Renato Cortese, al questore di Rimini Maurizio Improta, ad altri 5 poliziotti e al giudice di pace Stefania Lavore in merito al caso di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov espulsa dall’Italia. Agli indagati sarebbe stata notificata un’informazione di garanzia.

Quello che avvenne il 31 maggio del 2013, per i pm di Perugia, fu un sequestro di persona. Alma Shalabayeva, moglie di Mukhtar Ablyazov, leader dell’opposizione kazaka, fu prelevata dagli agenti che cercavano il marito nella sua villa di Casal Palocco, a Roma, assieme alla figlia di sei anni perché accusata di essere in possesso di un passaporto falso. La donna e la figlia, ha affermato la Cassazione in una sentenza del luglio del 2014, non dovevano essere espulse dall’Italia e il provvedimento di rimpatrio era viziato da “manifesta illegittimità originaria”.

Le accuse nei confronti di Cortese e Improta sono riferite a quando i due erano rispettivamente il capo della squadra mobile di Roma e il capo dell’ufficio stranieri della questura della Capitale. Con la stessa accusa, nel registro degli indagati della procura perugina (competente ad indagare in quanto è coinvolto un giudice del distretto di Roma) compaiono poi Luca Armeni e Francesco Stampacchia, all’epoca rispettivamente dirigente della Sezione criminalità organizzata e Commissario capo della squadra mobile di Roma, insieme a tre agenti Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni, in servizio presso l’ufficio immigrazione.

Nell’informazione di garanzia inviata agli otto, secondo quanto si apprende, si sosterebbe che i poliziotti e il giudice di pace, in concorso con alcuni funzionari dell’ambasciata del Kazakistan di Roma, il 31 maggio del 2013 avrebbero sequestrato la Shalabayeva e sua figlia di sei anni nella villa di Casal Palocco a Roma e successivamente le avrebbero espulse.

Nelle successive ricostruzioni della vicenda emerse che il console kazako si sarebbe rivolto al Viminale per avere un appoggio all’operazione di espulsione. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, negò di essere stato avvisato e a cadere fu la testa dell’allora capo dell’ufficio di Gabinetto del ministero dell’Interno, Giuseppe Procaccini.