Cesare Battisti, Tribunale di San Paolo ordina scarcerazione. Ma c’è un piano per riportarlo in Italia

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2017 - 01:46 OLTRE 6 MESI FA
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Cesare Battisti, Tribunale di San Paolo ordina scarcerazione. Ma c’è un piano per riportarlo in Italia

SAN PAOLO – Il giudice José Marcos Lunardelli, del Tribunale regionale federale della terza Regione, ha concesso la libertà a Cesare Battisti, accogliendo la richiesta di habeas corpus avanzata dagli avvocati dell’ex terrorista, che era stato arrestato due giorni fa a Corumbà, nel Mato Grosso do Sul.

La decisione del tribunale con sede a San Paolo è provvisoria, sottolineano i media. L’aspettativa comunque è che Battisti possa lasciare il carcere di Corumbà già nelle prossime ore.

I suoi difensori, Igor Sant’Anna Tamasauskas e Otavio Mazieiro, hanno diffuso un comunicato stampa in cui fannno sapere che stanno prendendo “tutte le misure necessarie” affinché il loro assistito sia liberato “già stanotte”.

Secondo quanto riporta il quotidiano la Repubblica però resterebbe comunque in piedi il piano per riportare l’ex terrorista in Italia, dopo il suo presunto tentativo di fuga in Bolivia. Secondo quanto sostenuto nelle scorse ore dalla stampa brasiliana, il governo del presidente Michel Temer sarebbe già all’opera per trovare un escamotage giuridico dell’ultim’ora, che consenta alle autorità brasiliane di aggirare lo status di rifugiato politico, concessogli dall’ex presidente Luca.

L’idea era quella di imbarcare l’ex terrorista su un aereo della polizia federale direttamente da Corumbà – la città del Mato Grosso do Sul dove si trova in arresto da due giorni per sospetto traffico di valuta e riciclaggio di denaro – con destinazione Roma. Un’azione lampo che – secondo alcune fonti – si sarebbe dovuta realizzare già nei prossimi giorni.

Tra gli ostacoli da superare, servirebbe una dichiarazione formale da parte del governo italiano che si impegnasse a rispettare le regole su quella che i giuristi di Brasilia chiamano detrazione penale. In base ai trattati di estradizione, le autorità di Roma avrebbero dovuto cioè vincolarsi ad assicurare all’imputato lo stesso regime di detenzione previsto dalle leggi brasiliane. Secondo il Brasile, l’Italia, dovrebbe impegnarsi ad applicare la pena prevista nel Paese per i delitti commessi da Battisti (condannato all’ergastolo nel nostro paese), ovvero al massimo 30 anni di carcere.

La difesa di Battisti ha intanto avanzato un nuovo ricorso alla Corte suprema, chiedendo che venisse analizzata “con urgenza” la richiesta di habeas corpus per il loro assistito presentata allo stesso tribunale lo scorso 27 settembre. Secondo gli avvocati, esisteva infatti un rischio “imminente” di estradizione in Italia per l’ex estremista di sinistra. E i giudici di San Paolo li hanno assecondati.

Ventiquattro ore prima il giudice federale Odilon de Oliveira, che ne ha convalidato l’arresto, aveva invece sostenuto che, con il suo tentativo di fuga in Bolivia, Battisti aveva non solo “trasgredito” le norme sullo status di rifugiato politico, ma anche “offeso l’ordine pubblico” brasiliano.