I polli della Cia spennati in pizzeria. Trappola Hezbollah per gli 007 in Libano

Pubblicato il 22 Novembre 2011 - 15:13 OLTRE 6 MESI FA

Pizza Hut a Beirut

BEIRUT – Hezbollah ha beffato la Cia in una pizzeria. Dopo aver identificato il Pizza Hut (nota catena americana presente in tutto il mondo) di Beirut come il luogo privilegiato degli incontri fra gli agenti della Cia e i suoi informatori, agli 007 libanesi filo-iraniani è bastato aspettare e stare a guardare, ascoltare, fotografare. Così hanno scoperto la rete delle informazioni e delle spie della Cia, che non erano qualche americano, ma decine di libanesi e stranieri, abituali spacciatori o saltuari venditori di notizie su Hezbollah, il partito di Dio.

La mappa completa del network della Cia in Libano è finito nelle mani di Hezbollah. Una mappa che si arricchita con la scoperta di una rete parallela di spie in Iran.

Poi, finita la fase di “raccolta dati”, l’operazione di controspionaggio è iniziata con due Hezbollah che sono entrati, si sono seduti al tavolo di uno 007 americano e gli hanno offerto informazioni facendo il doppio gioco. Sentitisi in trappola, gli agenti della Cia si sono trovati costretti a fuggire o a tentare di salvare gli informatori rimasti.

Atto finale, la cattura. A giugno lo sceicco Hassan Nasrallah aveva annunciato in tv la “cattura di due agenti della Cia”. Ma in questi giorni dagli Stati Uniti rimbalzano informazioni che danno per “smascherate o catturate dozzine di persone”. Sono libanesi, arabi, iraniani e anche americani. La loro sorte? A Langley, sede della Cia, non ne hanno idea. Uccisi? O tenuti come ostaggi in vista di possibili scambi con prigionieri iraniani in mano all’intelligence americana.

Scrive Maurizio Molinari su La Stampa:

A gestire le conseguenze del pesante bilancio è David Petraeus, successore di Panetta, la cui scelta è di alzare il velo su quanto avvenuto nell’evidente tentativo di spingere Hezbollah a trattare per la liberazione dei catturati, avvalorando così l’ipotesi che alcuni possano essere americani. Le fonti di intelligence ammettono che «nella guerra di intelligence a volte si vince, altre si perde» e che «potrebbero esserci state delle vittime» ma il danno maggiore è la decapitazione della struttura di spionaggio con cui la Cia sorvegliava Hezbollah e l’indebolimento del network iraniano per raccogliere informazioni sul programma nucleare.

L’ex agente Cia a Beirut Rober Baer ha poche speranze di ritrovarli: «Se erano vere spie contro gli Hezbollah non credo li rivedremo mai». Per Matthew Levitt, esperto di intelligence al Washington Institute, invece «molto dipende da chi è stato catturato e cosa ha da dire perché in passato Hezbollah ha già fatto sparire delle persone, ma alcune le ha tenute in vita» come ad esempio è avvenuto con l’israeliano Elhannan Tannenbaum rapito nel 2000 e rilasciato nel 2004 in uno scambio di prigionieri. E la Cia potrebbe avere oggi degli iraniani da scambiare con Hezbollah.

Alla Cia segnali dell’imminente disastro libanese erano arrivati, ma il capo delle operazioni nella regione li ha ignorati. La beffa ulteriore è nel fatto che gli Hezbollah sono riusciti nel loro contro spionaggio grazie all’aggiornatissimo software per comunicazioni che proprio gli Stati Uniti avevano consentito di far arrivare a Beirut per rafforzare la sorveglianza sulla guerriglia filo-iraniana. Strumenti con i quali già nel 2009 i libanesi avevano stanato cento informatori del Mossad israeliano. Grazie alla tecnologia sono risaliti a “pizza”, codice ricorrente nelle comunicazioni fra la Cia e i suoi informatori. Da “pizza” al Pizza Hut, il passo è stato breve.