Cile, arriva la trivella: forse oggi il primo contatto con i minatori intrappolati

Pubblicato il 8 Ottobre 2010 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA

I minatori intrappolati a San José

E’ previsto per le prossime ore l’arrivo di una delle tre trivelle in azione alla miniera di San José nel punto in cui si trovano i 33 uomini bloccati all’interno del giacimento da più di due mesi. La perforatrice è ormai a una quarantina di metri dall’obiettivo.

I lavori sono andati avanti nella notte, ma si sono poi fermati per poter cambiare il martello della perforatrice T-130D. La trivella, che ha raggiunto già 585 metri di profondità, deve arrivare a quota -624 metri.

A fare il punto della situazione sarà, come ogni giorno, il ministro delle risorse minerarie, Laurence Golborne, il quale poco fa via Twitter ha in un breve messaggio commentato che ”quello di oggi può essere una buona giornata”.

Al Campamento Esperanza, dove vivono i familiari dei 33 minatori, è atteso anche l’arrivo della consorte del presidente Sebastian Pinera, Cecilia Morel. La ”first lady”, che incontrerà i parenti dei ”mineros”, dovrebbe trattenersi nella zona durante tutto il fine settimana.

Il primo uomo a vedere i 33 ‘mineros’ intrappolati a San José sarà un minatore di grande esperienza, dai nervi saldi e con coraggio da vendere, in un incontro che segnerà l’avvio del ‘D day’: il giorno in cui circa 200 persone, tra i quali alcuni sommozzatori, cercheranno di portare a termine con successo uno dei salvataggi più difficili della storia dalla profondità della terra.

Il tecnico scelto per quella che sarà la prima discesa tramite una capsula (chiamata ‘Fenix’ dai tecnici cileni) sarà uno degli uomini più esperti della Codelco, il colosso minerario cileno. Proprio lui – il cui nome non è stato diffuso – avrà un compito chiave: man mano che scenderà verso la profondità della terra, a circa 630 metri, informerà alla ‘base’ in superficie quanto vede, in particolare la ‘tenuta’ del pozzo, e una serie di aspetti vincolati ai potenziali rischi incombenti.

La squadra chiave dell’operazione sarà un gruppo d’elite composto da 16 uomini: 10 della Codelco, tre somozzatori-infermieri della marina cilena e due minatori dell’Atacama, la regione dove si trova San José. Tutti loro sono pronti ad entrare in azione subito, e ovviamente ogni contatto con la stampa è vietato. Otto di loro scenderanno, gli altri otto rappresentano una sorta di ‘riserva’ per ogni eventualità.

Il secondo uomo a scendere sarà invece Roberto Seguel (34 anni, tre figli), un sub della marina di Santiago, esperto in medicina militare: dovrà verificare le condizioni di salute dei 33, fattore chiave – ma non l’unico – per decidere l’ordine della risalita verso la superficie e la salvezza. A spiegare la presenza di sommozzatori nelle viscere della terra è il ministro della Sanità cilena, Jaime Manalich: ”L’idea di mandare laggiù dei sub è stata mia, visto che la situazione nella quale si trovano i 33 è simile a quella che capita in un sottomarino isolato da tempo in fondo al mare”.

Uno dei temi in assoluto più delicato è quello dell’ordine nel quale i 33 risaliranno. I tecnici hanno diviso i minatori in tre gruppi. I primi saranno quelli fisica e psicologicamente in buone condizioni, in grado cioè di riferire quello che vedono nel ‘viaggio’ e individuare in modo lucido eventuali inconvenienti.

Nel secondo gruppo ci saranno quelli più anziani o con i problemi più seri di salute, mentre a uscire per ultimi saranno i più forti, i minatori cioè in grado di aiutare i soccorritori durante tutto il lungo processo di risalita. Ogni ‘viaggio’ richiedera’ tra i 12 e i 60 minuti di tempo. Nella sua ‘ascesa’ verso la luce del sole, ogni minatore avrà d’altro lato una dotazione tecnica d’avanguardia: potrà parlare via bluetooth con la ‘base’, mentre nella capsula ci sarà una telecamera che invierà immagini ai tecnici in superficie. Ognuno indosserà inoltre una cintura biometrica che trasmetterà, minuto per minuto, i battiti cardiaci e altri dati medici chiave, come avviene con gli astronauti nello spazio.