Cina, dissidente processato: per Pechino “ingerenze straniere”

Pubblicato il 24 Dicembre 2009 - 09:15 OLTRE 6 MESI FA

Nel processo al dissidente Liu Xiaobo mentre i giornalisti stranieri hanno seguito con attenzione la vicenda, Pechino parla di “clamorose interferenze” nei suoi affari interni. L’imputato, di 54 anni, è accusato di “istigazione alla sovversione” per aver promosso il documento Carta 08 che chiede l’instaurazione in Cina di un sistema democratico e rischia una condanna tra i cinque ed i quindici anni di prigione.

Alla vigilia del verdetto atteso per la mattina di Natale, la portavoce del ministero degli Esteri, Jiang Yu, ha lamentato che:

«Alcuni funzionari di Ambasciate straniere si sono presentati ieri davanti all’ aula del tribunale per assistere al processo del dissidente e uno di loro ha rilasciato alcune cosiddette dichiarazioni. Si tratta – ha detto Jiang Yu – di una grave interferenza negli affari interni della Cina, di una violazione della Convenzione Diplomatica di Vienna e la Cina ne è estremamente scontenta».

La portavoce ha probabilmente fatto riferimento alla dichiarazione rilasciata ieri alla stampa da un diplomatico americano che ricalcava alla lettera un comunicato emesso poche ore prima dal Dipartimento di Stato di Washington nel quale si chiedeva la liberazione del dissidente.

Una quindicina di diplomatici di Paesi dell’ Unione Europea, tra i quali l’Italia, d’accordo con la presidenza di turno svedese si sono presentati ieri davanti al Tribunale nel quale si è celebrato il processo, chiedendo di assistervi dopo averne fatto regolare richiesta.

I diplomatici, come un folto numero di giornalisti stranieri, sono stati respinti con la motivazione che nell’ aula non c’ era posto per accoglierli..

Ora Liu Xiaobo attende solo la sentenza che verrà pronunciata il giorno di Natale.