La Cina ha dichiarato in segreto la guerra informatica corsara

Pubblicato il 21 Dicembre 2011 - 08:25 OLTRE 6 MESI FA

PECHINO – La fortuna dell’impero economico cinese sarebbe sempre più basata su una maxi rapina attraverso Internet. La Cina ha reso lo spionaggio industriale telematico parte integrante della sua economia politica. Ormai si susseguono a corta distanza di tempo le notizie di compagnie – americane, europee, asiatiche – i cui siti internet e le raccolte di dati sono attaccati da gruppi di hacker che operano in Cina. Lo scopo di Pechino, qualora si celasse dietro le attività spionistiche una precisa regia economico-politica, è diventare la potenza economica più grande del mondo. Anche a costo di rubare il know-how e le il materiale caramente accumulato dai gruppi industriali degli altri paesi.

“Quello che è successo nel corso degli ultimi cinque anni – ha spiegato recentemente Richard Clarke esperto di cybersicurezza e consulente presidente americano George W. Bush durante il suo mandato – è che la Cina si è aperta un varco informatico in tutte le grandi compagnie. Ogni azienda negli Stati Uniti, ogni azienda in Asia, ogni azienda in Germania. Ed ha usato un aspirapolvere per estrarre terabyte e petabyte di dati. Parliamo di intere industrie rubate. Potremmo essere davanti al più grande trasferimento di ricchezza nel più corto periodo che il mondo ha mai visto”.

L’ultimo episodio della guerra corsara informatica è stato l’attacco da parte di hacker cinesi ad iBahn, un’agenzia americana che offre servizi informatici a grandi catene alberghiere, tra cui Marriott, ed a colossi industriali come Siemens. L’irruzione nel sistema informatico di iBahn ha permesso ai pirati di ottenere migliaia di lettere, alcune delle quali segrete, contenti importanti informazioni commerciali. Inoltre, l’attacco potrebbe aver servito come piattaforma di lancio per accedere ai segreti di altre compagnie legate alla rete di iBahn.

In questa strana guerra, per lungo tempo gli Stati Uniti hanno evitato uno scontro diretto con Pechino, senz’altro per non innescare un conflitto commerciale. Negli ultimi tempi le cose stanno cambiando e le accuse contro Pechino si sono intensificate. Nel novembre 2011 quattordici agenzie di intelligence americana hanno dichiarato che la Cina costituisce la minaccia informatica numero uno per gli Stati Uniti. L’amministrazione Obama, per la prima volta, ha fatto pubblicamente il nome della Cina in una dichiarazione sugli attacchi degli hacker.

Il governo americano sta anche cercando di limitare i danni causati dalla pirateria agendo di concerto con le imprese. Si tenta di migliorare le difese delle compagnie, forse grazie ad un ruolo attivo delle agenzie di intelligence. D’altro canto si cerca di fare la difficile stima delle perdite commerciali provocate dal pirataggio informatico. Stando alle informazioni sugli attacchi provenienti da Cina, Russia e altri paesi la perdita complessiva per l’industria ed il commercio americano – causata dalla perdita di valore di progetti, formule chimiche ed altro materiale rubato dai computer– si aggira intorno alla cifra stratosferica di cinquecento miliardi di dollari.