Cina: inventate le “case capsula” di 19 mq contro la crisi di alloggi

Pubblicato il 28 Aprile 2010 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA

I cinesi sono sempre di più e in Cina c’è crisi di alloggi: non sanno più dove mettersi. Quale invenzione migliore, allora, di quella fatta sa Huang Rixin? Lui è un ingegnere di 78 anni ormai in pensione, che afferma di aver inventato gli “appartamenti capsula” di appena 19,5 metri quadri alla periferia di Pechino. E lo ha fatto non per guadagnarci ma per “risolvere il problema della casa” nella capitale.

Con prezzi al metro quadro che sfiorano quelli delle metropoli occidentali e che, secondo l’ economista cinese Andy Xie, “sono sopravvalutati di una percentuale tra il 50 ed il 100 per cento”, le “capsule” di Huang dovrebbero avere successo.

Per ora l’ esperimento, cominciato da poco più di un mese non ha risultati chiari. Huang ha affittato tre gruppi di appartamenti a Liu Langzhuan, un vecchio quartiere non lontano da Haidian, la zona universitaria di Pechino.

Nei meno di 20 metri quadrati dei suoi appartamenti, 19,5 metri quadrati per la precisione, dei suoi appartamenti, l’ ingegnere ha ricavato otto “capsule”: sono una sorta di gabbie di metallo leggero di 2 o 3 metri quadrati e alte due metri. Dentro c’ è un letto (sotto al quale l’affittuario può tenere, per esempio, una valigia), due prese elettriche e una per Internet.

Meng Xiaolai, un giovane immigrato dalla provincia del Gansu che da due settimane ne occupa uno, dice di non avere problemi: “molti studenti dicono che sono posti deprimenti, ma io non sono d’ accordo…il fatto é che devono superare un blocco mentale”.

Huang Rixin sottolinea che le sue capsule sono adatte ad una sistemazione ‘temporanea”, di qualche settimana e che risulteranno utili a tutti gli immigrati, per studio o altre ragioni, appena arrivati nella capitale.

A lui, l’ affitto costa meno di 2.000 yuan al mese e ne chiede 250 per quelli più piccoli e 350 per quelli leggermente più grandi (un euro vale poco meno di 10 yuan). Se c’ è, un profitto è minimo. Huang non è il solo ad essersi preoccupato della drammatica situazione abitativa degli abitanti di Pechino, dove un affitto medio equivale oggi a tre mesi di un salario medio, il rapporto più alto del mondo, sempre secondo l’ economista Andy Xie.

A partire da marzo il governo cinese ha cominciato a correre ai ripari per evitare l’ esplosione della “bolla” immobiliare, della quale ha favorito fino a due mesi fa la crescita con una politica economica espansiva destinata a combattere gli effetti della crisi finanziaria internazionale.

In rapida successione l’anticipo obbligatorio che bisogna versare per acquistare una casa è stato alzato dal 40 al 50% della cifra complessiva, è stato ordinato a 78 imprese pubbliche di abbandonare il mercato immobiliare ed è stata bloccata la vendita della terra per la costruzione di quartieri residenziali.

Inoltre i governi locali sono stati invitati a prendere “severe misure” contro la speculazione. Misure restrittive sono già state prese a singhiozzo negli anni passati ma non hanno prodotto risultati. Secondo Yan Jinming, professore di economia all’ Università del Popolo, questa è “la prima volta che il governo centrale ha preso misure così ampie per raffreddare il mercato”. Il mercato sembra condividere quest’ opinione se si considera che dall’ inizio di aprile i titoli immobiliari hanno perso circa il 20% del loro valore alla Borsa di Shanghai.