Coalizione tagliatori di teste. Dal Mali all’Australia passando per le Filippine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Settembre 2014 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA
Coalizione tagliatori di teste. Dal Mali all'Australia passando per le Filippine

Coalizione tagliatori di teste. Dal Mali all’Australia passando per le Filippine

ROMA – Coalizione tagliatori di teste. Dal Mali all’Australia passando per le Filippine. La decapitazione, il taglio della testa degli infedeli più che un marchio di fabbrica dei fondamentalisti Isis che sognano il Califfato, è un “format” tv replicabile a ogni latitudine: un manifesto di adesione alla rete globale dei jihadisti che si estende ormai dal Maghreb algerino fino all’Australia, con propaggini che toccano all’altro capo del mondo le Filippine.

Le video-esecuzioni, come dimostra l’ultimo macabro spettacolo montato in Algeria con la morte dell’alpinista francese Hervé Gourdel, sono una rappresaglia politico-militare alle iniziative occidentali di contrasto al terrore.

Un meccanismo di vendetta-minaccia-proselitismo che potenzialmente può riprodursi all’infinito e ovunque: servono solo “un coltellaccio, una videocamera e un ostaggio” osserva Guido Olimpio sul Corriere della Sera. L’elenco delle esecuzioni fornisce la mappa sempre aggiornata del terrore.

Africa del Nord: Algeria, Libia, Mali, Egitto. Non è solo contro l’annuncio di Hollande di bombardare al fianco di Obama che ha scatenato i fondamentalisti contro i francesi. E’ dal 2013, dall’intervento  in Mali, che obiettivi francesi sono nel mirino. Gourvel non la sola vittima: ieri è stato decapitato in Mali un tuareg considerato una spia di Parigi. Al Qaeda del Maghreb islamico ha già ucciso un ostaggio francese, Philippe Verdon, nel luglio 2013.

Altri quattro, Pierre Legrand, Daniel Larribe, Thierry Dol e Marc Feret, sono stati liberati dopo lunghe trattative e un presunto riscatto di 20 milioni. Jund al Khilafa, i soldati del califfato, i killer di Gourdel sono una costola dell’Aqmi. In Egitto è registrata la presenza di una cellula nel Sinai: hanno già sgozzato un numero rilevante di “spie” occidentali.

Turchia, Yemen, Somalia. Il problema turco è soprattutto di ordine politico, ci si chiede se Ankara non giochi su più tavoli: ieri si è sfiorato l’incidente con la Francia dopo che tre sospetti terroristi francesi (tra cui la sorella dell’attentatore di Tolosa)  invece che essere riconsegnati a Parigi sono stati accompagnato a Marsiglia da cui stavano per fuggire. La Turchia è sia porta d’accesso che via di fuga dall’Europa per i terroristi.

In Yemen, dove infuria la guerra tra sunniti e sciiti, è stata confermata ieri dai servizi segreti tedeschi l’esecuzione di una coppia di cooperanti tedeschi rapiti nel 2009 e del loro figlioletto. In Somalia, invece, il giornalista tedesco-americano Michael Scott Moore è stato liberato dopo due anni di prigionia.

Australia e Filippine. Lo spirito di emulazione attraversa gli oceani. La polizia di Melbourne ha ucciso un islamista di origine afghana, Abdul Numan Haider: non è chiaro se appartenga a una cellula, in ogni caso a essere stato sventato è stato un piano di decapitazioni “random”. Nelle Filippine, il gruppo Abu Sayyaf , che ha giurato fedeltà all’Isis, giusto ieri ha minacciato di decapitare due turisti tedeschi rapiti in aprile.