BOGOTà – Per vent’anni hanno vissuto confinate in una stanza, senza poter uscire e lavarsi, senza mangiare normalmente. E’ in una situazione di degrado assoluto che la polizia colombiana ha trovato due sorelle di 32 e 34 anni con problemi psichici. Una telefonata anonima ha avvisato gli agenti che si sono diretti in una casa di Pacora, paese della Colombia. Nella casa le due donne divevano con la madre che le aveva temporaneamente affidate al nonno materno mentre lei era in vacanza. La storia la racconta Federica Macagnone su Il Messaggero:
Sporche e abbrutite, confinate in una stanza chiusa a chiave, lurida, inabitabile e cosparsa di escrementi, c’erano due sorelle di 32 e 34 anni, entrambe con disabilità mentali e cognitive e che non sapevano parlare: riuscivano a comunicare solo emettendo suoni indistinti. A occuparsi di loro, che spesso venivano tenute legate, c’era solo il nonno 90enne che era stato inaricato di non aprire la porta a nessuno: un ordine impartito dalla madre delle due donne prima di partire per le vacanze. «La visione più sconvolgente – ha raccontato Jazmin Gomez Agudelo, rappresentante delle autorità locali – è stata quando siamo entrati e abbiamo visto una di loro con un mattone in bocca: come abbiamo saputo in seguito, mangiavano spesso mattoni e pezzi di legno, così come i propri escrementi».
Gli abitanti del posto si sono detti scioccati nell’apprendere che i loro vicini di casa avessero tenuto in schiavitù le loro figlie per oltre trent’anni: resta da capire quanti di loro, pur conoscendo la situazione, non abbiano mai parlato per paura o convenienza, rendendosi complici di quell’orrore. Le due donne sono state ovviamente portate in ospedale per le prime cure e per l’avvio di un processo di riabilitazione e reinserimento che si annuncia lungo e difficile. Per la loro madre, al ritorno dalle vacanze, si prospetta un’incriminazione per tentato omicidio: polizia e magistratura stanno infatti indagando a fondo e raccogliendo documentazione per colpire tutti i responsabili di questa vicenda disumana.