Conrad Black, il magnate dell’editoria americana, dopo due anni in prigione confessa: “Il carcere è duro”

Pubblicato il 2 Agosto 2010 - 16:39 OLTRE 6 MESI FA

Conrad Black

Forse si aspettava un trattamento migliore, ma alla fine Conrad Black, magnate dell’editoria americana, ha dovuto ammettere: “Il carcere è duro”. Black, ex presidente del colosso editoriale Holliger International condannato per frode finanziaria, ha passato due anni in prigione e  ha recentemente ottenuto la libertà su cauzione in attesa dell’esito dell’appello.

Dopo due anni passati in cella racconta la sua esperienza al National Post di Toronto: “Nei 28 mesi come ospite del governo americano – si legge nel suo articolo – mi sono chiesto spesso quando il mio tempo lì dentro sarebbe finito. Non pensavo che avrei dovuto scontarlo per intero in carcere, anche se ero preparato a farlo. Ho imparato che la giustizia americana può sbagliarsi e può detenere molte persone che, come me, non si sognerebbero mai di commettere reati”.

L’ex magnate dei media ha guidato per 8 anni, fino al 2004, la seconda conglomerata di quotidiani in lingua inglese al mondo, la Holliger International. Black, sessantaseienne canadese di nascita è poi diventato cittadino britannico fino a conquistare nel 2001 il titolo di ‘Lord’.

Black, che era a capo di un gruppo che controllava testate come il Jerusalem Post, il Daily Telegraph e il Chicago Sun Times, ha sempre difeso la propria condotta respingendo le accuse mosse nei suoi confronti come, ad esempio, quella di aver utilizzato l’aereo aziendale per andare in vacanza con la moglie Barbara Amiel Black sull’isola di Bora Bora.

Oppure di aver addebitato alla Hollinger 40 mila dei 62 mila dollari spesi per una festa di compleanno della moglie al ristorante La Grenouille di New York, città dove ha comprato un lussuoso appartamento. Black ha sempre mescolato con abilità affari e politica, aprendo le porte del Board della compagnia a personaggi come l’ex segretario di Stato Usa, Henry Kissinger, o l’ex segretario alla Difesa, Richard Perle, fino a scrivere le biografie di due presidenti americani, Franklin Delano Roosevelt e Richard Nixon.