SEUL – Lo “Schettino coreano”, il comandante della nave Sewol affondata lo scorso aprile causando la morte di 304 persone (tra cui molti studenti) è stato condannato a 36 anni di carcere. Le accuse nei confronti del capitano Lee Jun-Seok, 69 anni, riguardavano il reato di colpevole negligenza e per avere abbandonato la nave con molti passeggeri ancora a bordo.
Lee Jun-Seok è stato, invece, prosciolto dalle accuse di omicidio. Altri tre alti membri dell’equipaggio sono stati condannati fino a 30 anni di carcere.
Come Francesco Schettino sulla Costa Concordia, Lee era stato accusato di aver abbandonato, il 14 aprile, il traghetto che stava naufragando al largo delle coste meridionali della Corea del Sud, imbarcandosi sulle prime scialuppe di soccorso arrivate sul luogo del naufragio, abbandonando alla loro sorte i 476 passeggeri, in prevalenza studenti in gita e morti in gran parte nell’incidente.
La Procura aveva formulato nei confronti del capitano anche l’accusa di omicidio che, se accolta avrebbe comportato l’ipotesi di pena di morte, esistente nell’ordinamento sudcoreano, ma di fatto congelata in una moratoria ultradecennale.
Solo in questi giorni il governo sudcoreano ha deciso la fine delle ricerche dei dispersi, durate circa sette mesi. Il numero totale di morti e dispersi è di 304: nove persone mancano ufficialmente all’appello, mentre i corpi recuperati sono 295, tra cui l’ultimo di una ragazza trovato dai sub alla fine dello scorso mese.
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