Crimea, truppe russe assediano base Kiev. Mosca: “Appelli Ue fanno ridere”

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Marzo 2014 - 21:49 OLTRE 6 MESI FA

Russian President Vladimir Putin watches military exercises in Leningrad RegionSIMFEROPOLI (CRIMEA)- Truppe russe hanno invaso una base per la difesa anti-aerea ucraina nei pressi di Sebastopoli, in Crimea. La caserma è stata circondata da militari russi che hanno intimato ai soldati filo-Kiev di deporre le armi e arrendersi. Lo riferiscono fonti nella città dove ha sede la base della Flotta russa del Mar Nero.

I soldati di Mosca hanno sfondato i cancelli della base ed ne hanno assunto il controllo senza dover aprire il fuoco. La base, in cui si troverebbero 100 soldati ucraini ed un generale, si trova a Yuharinoy.

Il ministero della Difesa di Kiev riferisce che nella base attaccata ha sede anche il comando tattico delle forze aeree ucraine in Crimea. Tra gli aggressori risultano anche alcuni cosacchi. I soldati ucraini dell‘unita A2355 sono rimasti asserragliati dentro un bunker mentre il comandante negoziava. Circa due lunghe e tese ore di assedio e una dura trattativa al termine della quale le truppe russe si sono ritirate. Resta il segno di un primo atto di guerra.

L’atto di forza giunge dopo una giornata di calma apparente e minacce. Il governo di Mosca continua a mandare segnali ambivalenti: spera che ”non torni la guerra fredda” ma è pronto a sfidare le sanzioni occidentali e deride gli appelli europei a trattare con Kiev con la mediazione di poteri occidentali, ritenendo ”esaurito” il credito di fiducia di questi garanti dopo che l’accordo firmato da Ianukovich il 21 febbraio è diventato carta straccia.

Da Mosca sono arrivati segnali poco incoraggianti sul destino della Crimea, nel giorno in cui Putin ha auspicato un abbassamento della tensione andando ad inaugurare le Paralimpaidi di Sochi, che la squadra ucraina non ha abbandonato in nome della pace ma che sono state boicottate dalle delegazioni governative di Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia, Norvegia e Finlandia. Un assaggio dell’isolamento internazionale (a parte il defilato alleato cinese) che la Russia rischia in caso di annessione della Crimea, ma di cui non sembra preoccuparsi, anche se Putin ha chiesto ad Obama di non sacrificare ”l’importanza delle relazioni russo-americane per garantire la stabilità e la sicurezza del mondo”, mentre il ministro degli esteri Serghiei Lavrov, in una telefonata con il segretario di Stato Usa John Kerry, ”ha messo in guardia Washington da passi frettolosi e non ponderati capaci di danneggiare i rapporti russo-americani, soprattutto per quel riguarda le sanzioni, che inevitabilmente colpiranno come un boomerang gli stessi Usa”.

La Russia continua a preparare il terreno a tutti i livelli per accogliere la Crimea dopo il referendum del 16 marzo. Innanzitutto sul piano legislativo, con i due rami del parlamento che, per bocca dei loro presidenti, si sono detti pronti a riconoscere la ”scelta storica della Crimea’‘. Con la propaganda in stile sovietico della tv di Stato, che bombarda i telespettatori con una informazione a senso unico dai toni retorici e interventisti. E anche con la piazza: oggi 65 mila persone hanno partecipato sotto le mura del Cremlino, sulla spianata di San Basilio, ad un concerto-comizio con un fiume di bandiere russe e slogan inneggianti all’unità con Sebastopoli e la Crimea: è stata approvata anche una risoluzione in cui si chiede a Vladimir Putin, ”a nome di tutto il popolo russo”, di sostenere la decisione del parlamento di Crimea di riunificarsi alla Russia. I manifestanti hanno chiesto inoltre ai parlamentari russi di tenere una seduta straordinaria per avviare subito la procedura di adesione alla federazione russa.

Mosca ha rispolverato infine l’arma energetica con cui tiene sotto scacco non solo l’Ucraina ma anche l’Europa: Gazprom ha minacciato di tagliare le forniture di gas a Kiev se non salderà il suo debito, che ammonta a 1,8 miliardi di dollari, e non pagherà le forniture correnti, facendo tornare cosi’ lo spettro della guerra del gas del 2009, quando anche l’Europa rimase al freddo per una ventina di giorni. In Crimea, invece, la Russia mette i bastoni tra le ruote agli inviati Onu e agli osservatori dell’Osce.

In serata è il portavoce di Putin, Dmitri Peskov a mettere il suggello a tutti questi segnali negativi. ”E’ assai curioso che ora dall’Europa risuonino appelli alla Russia a condurre trattative con personaggi di Kiev che si definiscono il potere dell’Ucraina con la mediazione di poteri occidentali, questo non può che suscitare un sorriso perche’ certamente il credito di fiducia verso questi garanti è certamente esaurito dopo il destino che e’ toccato al documento firmato da Ianukovich a Kiev il 21 febbraio”, ha detto in una trasmissione alla tv statale. ”Per il momento nessuno è in grado di predire su cosa ci si potrebbe mettere d’accordo”

E il rischio del ritorno della guerra fredda? ”Si dovrebbe evitare, spero non sia così, che non sia ancora cominciata e che non cominci”, ha auspicato. Ma sulla Crimea è stato chiaro: ”Non è una raccolta delle terre sulla base di un progetto del Cremlino, è un processo naturale di raccolta di connazionali intorno al loro centro, alla loro patria storica che è attraente, che suscita fiducia, e che può fungere da garante serio della loro sicurezza e di un loro futuro prospero”.